Bareggio, Rita Sozzi in bici ai confini del mondo

Da Mosca a Ulan Bator. Insegnante e appassionata ciclista la 26enne coprirà in sella alla bicicletta i seimila chilometri che separano la capitale russa da quella della Mongolia

La ventiseienne di Bareggio andrà in bici da Mosca a Ulan Bator

La ventiseienne di Bareggio andrà in bici da Mosca a Ulan Bator

Bareggio (Milano), 7 luglio 2017 - Cosa può convincere una ragazza di 26 anni, fresca di studi nelle lingue classiche, a inforcare la bicicletta e percorrere da sola i seimila chilometri che separano Mosca da Ulan Bator, capitale della Mongolia? Solo la passione. E il desiderio di conoscere il diverso, «l’unico da cui si impara», direbbe lei. La protagonista di questa avventura (già cominciata) è Rita Sozzi, insegnante originaria di Bareggio, che alcuni giorni fa è partita in sella alle due ruote per l’ennesimo viaggio d’avventura lungo le direttrici della storia.

Questa volta la strada la porterà a percorrere l’ideale tragitto di Gengis Khan al rovescio, cioè dalla Russia alla Mongolia, tra le steppe disabitate e i monti Urali, seguendo le orme del grande conquistatore. Ma anche le migliaia di chilometri in acciaio della Transiberiana, una delle più imponenti vie di collegamento mai costruite dall’uomo. Mica da tutti l’idea di attraversare una terra dove, di norma, tra un paese e l’altro intercorrono 200 chilometri di puro nulla. Solo l’erba, il cielo e la strada. Un paradiso per chi ha fatto «voto di vastità». «Non ho fatto altro che unire le mie due grandi passioni – Racconta Rita – la bicicletta e il viaggio di scoperta. L’anno scorso sono partita da casa e arrivata fino in Russia seguendo il «logos» greco (il pensiero, ndr), attraversando quello che era l’impero romano d’oriente e salendo sulle orme delle campagne di Russia intraprese da Napoleone e poi da tedeschi e italiani. Questa volta, invece, la mia guida sarà un altro genere di pensiero, una cultura più legata alla Cina e all’India».

Per chi volesse è anche possibile seguire Rita in questo viaggio giorno dopo giorno. Per farlo è sufficiente leggere il suo blog: «Una volpe a pedali», dove racconterà passo a passo l’avventura descrivendo territori e raccontando pezzi di storia dell’umanità. Il tutto corredato da moltissime foto. «Perché mi chiamano «volpe»? È il mio soprannome, una sorta di secondo battesimo. Ho anche tatuato questo animale sulla gamba. D’altronde io la ricordo, sia per il fisico magrolino che per il carattere schivo e amante dei luoghi solitari».

«Se ho paura a fare un viaggio simile da sola? Direi di no. Pedalo in solitaria da qualche anno ormai e ho programmato ogni tappa prima di partire, è una questione psicologica. In generale mi sono resa conto che non si corrono rischi se non si fanno cose azzardate. È più pericoloso entrare e uscire da Milano in bicicletta…». Per studiare l’itinerario Rita ha impiegato circa tre settimane, mentre la preparazione fisica ha richiesto un dispendio di energie ben diverso: «Come ho detto sono magrolina, quindi mi devo allenare in maniera costante, anche tutti i giorni quando è possibile». Il viaggio durerà due mesi abbondanti, più o meno le ferie che si può concedere un’insegnante. Poi Rita comincerà a pensare alla prossima avventura.