Calcio e Gp di Formula1, Della Valle: "La mia Brianza in declino"

"Stiamo assistendo a un’eclissi. Monza sta precipitando senza quasi rendersene conto. Perché ha dei patrimoni prestigiosi come la Villa Reale o il museo del Duomo e la Cappella degli Zavattari, ma non è in grado di sfruttarli. Eccellenze mortificate da una città che vive in un grigiore sperduto" di Marco Galvani

Raffaele Della Valle

Raffaele Della Valle

Monza, 4 luglio 2015 - «Stiamo assistendo a un’eclissi. Monza sta precipitando senza quasi rendersene conto. Perché ha dei patrimoni prestigiosi come la Villa Reale o il museo del Duomo e la Cappella degli Zavattari, ma non è in grado di sfruttarli. Eccellenze mortificate da una città che vive in un grigiore sperduto«. Raffaele Della Valle è amareggiato e allo stesso arrabbiato a vedere la «sua» Monza ridotta così, che «stenta a tenere il passo di quello che succede attorno», che «retrocede con arrendevolezza, quasi fatalismo, con una mancanza di entusiasmo che ormai ha contagiato anche i giovani». Avvocato celebre per aver difeso Enzo Tortora e la modella americana Terry Broome, per 13 anni consigliere comunale a Monza e poi deputato per due anni, fra il 1994 e il 1996, con Forza Italia di cui fu uno dei fondatori, Della Valle vorrebbe che la sua città si svegliasse dal torpore.

Avvocato, le cronache degli ultimi anni raccontano di una città che sta perdendo il tessuto di cui si è sempre vestita e vantata. A cominciare dalle glorie sportive... «Sono convinto che le squadre di calcio sono il simbolo del progresso e della regressione di una città. Pensiamo al Sassuolo e al Carpi: con il doveroso rispetto sono due pulci in confronto a Monza eppure sono in serie A. Qui invece è deprimente la situazione a cui si è arrivati. Possibile che debba venire un perfetto sconosciuto dal Brasile per prendersi il Monza e poi portarlo, peraltro, al fallimento? Possibile che non ci fosse un imprenditore illuminato? Oggi il Calcio Monza è stato svenduto e almeno ripartirà dalla serie D ma la Brianza è un territorio che a livello imprenditoriale potrebbe comprarsi l’Inter e il Milan messi insieme».

Eppure Monza continua vivere nell’ombra del capoluogo. «È nel Dna del monzese-brianzolo avere il braccino corto ma non sempre questo approccio paga. A volte ci si ritorce contro e invece che andare avanti si fanno passi indietro. Che poi per fare grandi cose non servono sempre cifre enormi. Però l’imprenditore ormai, per colpa della crisi, ha paura di esporsi. E il risultato è che il glorioso Calcio Monza è svanito come ormai sono relegati nei ricordi il grande basket e l’hockey. Così come l’ippodromo nel Parco invidiato da tutti».

Lei è stato anche due anni nel Cda dell’Autodromo: cosa prevede? Ecclestone non vuole perdere Monza ma vuole anche più soldi. «La situazione è complicata, quando ero in Consiglio si era portato a casa un ottimo contratto. Oggi le condizioni sono cambiate e anche se l’Autodromo resta un bellissimo biglietto da visita che garantisce una visibilità mondiale, quello che manca è un polo attrattivo in città per fare in modo che resti molto di più ai monzesi».

Invece il baricentro continua a essere Milano... «Non capisco perché ogni tanto non possa essere Milano a fare un passo verso Monza. Ad esempio mi risulta che fosse l’unione industriali di Monza la più antica d’Italia, non certo Assolombarda. E anche la Provincia ormai è un sogno svanito».

Scusi ma salva qualcosa della «sua» Monza? «Il Parco è l’unica cosa che regge, è gestito bene e spero si possa migliorare restituendo vita e valore anche alle vecchie cascine».

marco.galvani@ilgiorno.net