La scelta moderata

L'esibizione muscolare di tutti i candidati del centrodestra («Vado avanti e vincerò!») nasconde la crisi di identità più profonda dalla nascita del partito (Forza Italia) che nel ’94, nel 2001 e ancora nel 2008 portò i moderati alla guida dell’Italia di BRUNO VESPA

Milano, 23 aprile 2016 - L’ESIBIZIONE muscolare di tutti i candidati del centrodestra («Vado avanti e vincerò!») nasconde la crisi di identità più profonda dalla nascita del partito (Forza Italia) che nel ’94, nel 2001 e ancora nel 2008 portò i moderati alla guida dell’Italia. Anche allora con Berlusconi governavano un partito populista (la Lega di Bossi) e uno di Destra vera (l’Alleanza Nazionale di Fini, erede diretta del Msi). Ma il Cavaliere li aveva sdoganati entrambi e guidava (guida) un partito partecipe della grande famiglia popolare europea: la stessa di Angela Merkel, per capirci. Il drammatico dilemma di Berlusconi va perciò capito perché non si tratta della scelta tardiva del candidato sindaco di Roma, ma del futuro del centrodestra italiano. Il Centro-Destra deve trasformarsi in Destra-Centro con un valore del Centro progressivamente residuale? Il vento populista europeo spira forte in Europa.

NON SAPPIAMO a quali prove l’Europa sarà sottoposta da una biblica ondata migratoria. Le scelta difficili richiedono saggezza. E invece un numero crescente di persone pensa di risolvere i problemi con una spallata. È fatale perciò che il vento europeo gonfi le vele elettorali della Lega e di Fratelli d’Italia. Forza Italia ha una storia diversa, ha raccolto milioni di voti dc e socialisti. Deve seguire la corrente del momento o mantenere la propria identità? A Milano non è stato difficile replicare la maggioranza della regione Lombardia nel sostegno a Stefano Parisi. Lì c’è tutta la Destra e tutto il Centro. Quale parentela ha Parisi con Lega e Fratelli d’Italia? Nessuna. Ha lavorato nella Cgil prima di acquisire una fisionomia moderata. Eppure né Salvini né la Meloni gli hanno fatto l’esame del Dna. Il Parisi di Roma avrebbe potuto essere Alfio Marchini.

VIENE da una famiglia comunista, ma si è progressivamente spostato verso il fronte moderato ed è il punto di riferimento di molti nel centrodestra e in quel centrosinistra che non ama la storia romana del Pd. Salvini lo sostenne all’inizio, poi cambiò idea in favore prima di Bertolaso e poi della Meloni che di Marchini è agli antipodi. E veniamo a Berlusconi. Ha immaginato di portare Meloni e Salvini in un listone unico di centrodestra senza simboli di partito, per annacquare la maggiore forza di Fratelli d’Italia rispetto a Forza Italia a Roma. In assenza di un accordo, Forza Italia rischia di disintegrarsi: gli uomini del Nord subiscono il fascino della Lega e vogliono sostenere la Meloni. Mediaset e il partito moderato romano vorrebbero l’accordo Bertolaso-Marchini. Se il primo facesse il vice sindaco del secondo con una delega ai rifiuti e alla sicurezza, la coppia sarebbe certamente forte. I sondaggi danno la Meloni alle soglie del ballottaggio, ma concordano sulla sua sconfitta nel confronto con la Raggi del M5S. Bertolaso e Marchini sono molto lontani dalla soglia, ma se si mettessero insieme potrebbero arrivarci. E Marchini, prendendo voti moderati a destra e a sinistra, viene accreditato come l’unico in grado di battere la Raggi. Con questa opzione, Berlusconi incrinerebbe fortemente l’alleanza di centrodestra, ma ristabilirebbe le distanze con gli alleati in chiave centrista, quella che prevale a Milano con la scelta di Parisi.