Marcheno, la fabbrica dei misteri rischia grosso: per la Bozzoli è l’ora della verità

Il contitolare è sparito e la produzione è ferma da sei mesi di GABRIELE MORONI

La fonderia Bozzoli (Fotolive)

La fonderia Bozzoli (Fotolive)

Marcheno (Brescia), 29 marzo 2016 - Da Marcheno alla Beretta di Gardone, a una caserma di Milano. I camion dell’esercito hanno terminato il trasloco degli scarti di lavorazione e di tutto il materiale messo sotto sequestro. Alla Bozzoli cancelli chiusi, vuoto, mistero. Un mistero iniziato nella serata dell’8 ottobre quando Mario Bozzoli, titolare con il fratello maggiore Adelio della fonderia specializzata nella produzione di ottone, si smaterializza al termine di una giornata di lavoro. La mattina del 14 ottobre sparisce Giuseppe Ghirardini, dipendente di lungo corso. Quattro giorni dopo lo ritrovano morto, avvelenato con il cianuro, in una zona boschiva sopra Ponte di Legno.

Nel silenzio assoluto della fabbrica di via Gitti si consuma un altro dramma. Sta scorrendo un conto alla rovescia sempre più veloce verso una delle due possibili e sole opzioni: ripresa o chiusura definitiva. Questione di giorni, forse di ore. «La proprietà - dice Stefano Olivari, della Fim Cisl - si era data una scadenza a fine marzo. Siamo agli sgoccioli. L’azienda è ferma da più di cinque mesi. Alla domanda di liquidità, dalle banche rispondono che devono fare delle scelte. L’azienda è per metà di Adelio Bozzoli, per metà della cognata, la moglie di Mario. Mario è scomparso, ufficialmente è vivo. Il nodo di un caso di cronaca diventa un nodo proprietario. E viceversa. In questi giorni sapremo: ci diranno che hanno trovato i soldi oppure che si chiude. La proprietà aveva detto che avrebbe aspettato a fine marzo. Più in là non sarebbe riuscita ad andare».

La sera del 13 ottobre erano stati apposti i sigilli, tolti il 27 gennaio. Il 13 gennaio il tribunale civile di Brescia aveva nominato Irene Zubani, moglie di Mario Bozzoli, curatrice del patrimonio del marito: avrebbe quindi amministrato il 50% delle quote societarie della fonderia e gestito l’azienda insieme con il cognato Adelio. Il 26 febbraio Adelio Bozzoli aveva incontrato una delegazione di dipendenti. «I macchinari - aveva detto il fratello di Mario - sono stati rimontati e visto che gli ordini non mancano, i clienti sono pronti a darci fiducia. Ci serve però il denaro liquido per ripartire dopo mesi di sospensione dell’attività. A questo, però, possono pensare solo le banche». Era seguita un’assemblea delle maestranze a cui avevano partecipato anche Oscar Maggi e Aboagye Akwasi, detto Abu, i due dipendenti iscritti nel registro degli indagati insieme con Giacomo e Alex Bozzoli, figli di Adelio, per omicidio volontario di Mario Bozzoli e distruzione di cadavere. Il dramma occupazionale di un’azienda distribuita su un’area di 30mila metri quadrati, che vantava un fatturato annuo di 40 milioni di euro. Gli stipendi sono fermi a ottobre. I sedici dipendenti sono in cassa integrazione fino al 10 aprile, ma non percepiscono nessuna risorsa perché l’Inps, per liquidare i compensi da cassa, deve aspettare una decisione certa sulla ripresa produttiva.

Le indagini. L’antropologa forense Cristina Cattaneo prosegue nell’esame dell’immenso materiale sequestrato alla Bozzoli nella speranza, esilissima, di rintracciare una minima traccia dell’imprenditore scomparso. Una ricerca che si basa su quella che è più di un’ipotesi investigativa: Mario Bozzoli è morto in uno dei due forni per la lavorazione, attivi nella fabbrica al momento della sua scomparsa. Antonia Rosilene Rodrigues Freitas ha lasciato Brescia per fare ritorno in Brasile. L’ex moglie di Giuseppe Ghirardini e madre di suo figlio non ha mai smesso di credere che l’uomo non sia morto suicida ma sia stato ucciso. L’avvocato milanese Sebastiano Lorenzo Sartori, che assiste Natalina Ghirardini, una delle sorelle, ha presentato un’istanza alla procura di Brescia perché si accerti se nei tessuti degli organi del morto siano state trovate tracce di sostanze anestetizzanti, ipnoinducenti, droganti.