Lotta alle infiltrazioni mafiose, la Dia punta i fari sui cantieri

Il bilancio dei primi quattro mesi di attività sperimentale. Il pg Pierluigi Dell’Osso: "Interdette ditte anche per Brebemi" di Beatrice Raspa

A RISCHIO I lavori e gli appalti pubblici saranno passati al setaccio dal nuovo organismo investigativo (Fotolive)

A RISCHIO I lavori e gli appalti pubblici saranno passati al setaccio dal nuovo organismo investigativo (Fotolive)

Brescia, 19 maggio 2015 -  «Quattro mesi e mezzo in cui si è fatto di tutto di più». La sezione bresciana della Dia ha ormai doppiato i blocchi di partenza. Fortemente voluto dal procuratore generale Pierluigi Dell’Osso, il nuovo presidio investigativo ha debuttato a fine dicembre e adesso sta per lasciarsi alle spalle la fase sperimentale. Da ieri ha un comandante effettivo – il colonnello della Finanza Giovanni Gervasi – e tra pochi mesi i 15 funzionari al momento in servizio faranno le valigie per trasferirsi dal palagiustizia a Palazzo Martinengo, la sede della ex corte d’appello messa a disposizione dal Comune. La lotta al terrorismo e alle infiltrazioni mafiose sono la priorità, così come i controlli a tappeto nel settore degli appalti pubblici.

«Negli ultimi anni nel distretto sono state emesse 64 misure interdittive antimafia nei confronti di 31 imprese a rischio (15 a Brescia, 11 a Bergamo, 4 a Mantova e una a Cremona, ndr) – ha dichiarato Dell’Osso alla presenza dei vertici dell’Arma, del Ros, della Finanza, della Mobile, della Digos di Brescia -. Ditte che in qualche caso operavano in cantieri Brebemi, ma in gran parte per Expo e la tangenziale est di Milano». Da quando  è nata, la Dia bresciana si è occupata di accessi ai cantieri per acquisire informazioni, ma anche di un monitoraggio di migliaia di soggetti con caratteristiche di «pericolosità sociale» e di sproporzione tra redditi e patrimoni, quindi potenziali destinatari di misure di prevenzione. «Da soli non ce la facevamo ad occuparci di tutto» ha ammesso sollevato il direttore della Dia di Milano Alfonso Di Vito. 

Organismo interforze che conta su carabinieri, finanzieri e poliziotti, combatterà la criminalità organizzata inseguendo il filo rosso dei patrimoni. «La chiave di volta per stroncare qualunque confraternita è l’aggressione alle ricchezze illecite - ha ribadito il procuratore distrettuale -. Portare la Dia a Brescia è stata una guerra punica. La prossima sarà potenziare le piante organiche degli uffici requirenti (21 sostituti più il capo, ndr) che pure per la prima volta sono a regime. A dispetto di ciò, i risultati si vedono». E il procuratore capo Tommaso Buonanno: «Siamo tutti convinti che la criminalità organizzata non si combatta solo con le indagini, ma anche con le misure di prevenzione, il nostro chiodo fisso».

di Beatrice Raspa