Caso Bozzoli, le scorie sotto "sfratto": le caserme servono per i profughi

Stoccate nel Milanese presto dovranno cambiare la loro sede

Le scorie della Bozzoli (Fotolive)

Le scorie della Bozzoli (Fotolive)

Marcheno, 6 settembre 2016 - Il giallo di Marcheno si intreccia con l’emergenza profughi. Cosa hanno in comune la vicenda della scomparsa dell’imprenditore Mario Bozzoli avvenuta l’8 ottobre dell’anno scorso e l’arrivo dei richiedenti asilo sulle coste italiane? E’ presto detto. Il materiale sequestrato all’interno della fonderia di Marcheno e messo a disposizione dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo per individuare tracce di Mario Bozzoli a breve dovrà lasciare spazio ai richiedenti asilo destinati a Milano.

Nei mesi scorsi i giganteschi cumuli di scorie di lavorazione sono state in parte stoccate nella caserma Montello di Milano (altro materiale invece è stato alla caserma Mercanti, sede nel capoluogo meneghino del 3° Centro Rifornimenti e Mantenimento ) che nelle prossime settimane, nonostante le feroci polemiche di chi abita nei pressi del complesso militare, ospiterà circa 500 profughi.

La notizia arriva da fonti vicine alla Procura di Brescia dove si stanno attendendo i primi risultati del lavoro di Cristina Cattaneo. «Entro la fine dell’anno ci auguriamo che possano arrivare i primi riscontri dalla sue analisi – spiega chi tra gli investigatori da un anno cerca di fare chiarezza sul mistero della fonderia – L’ultima volta che ci siamo confrontati con la dottoressa Cattaneo è stato lo scorso giugno».

Ad oggi il lungo lavoro di setacciamento delle scorie non sembra avere dato agli inquirenti le risposte attese. Nelle prossime settimane quindi parte del materiale dovrà essere spostato. Dove ancora non si sa, così come non è chiaro chi dovrà occuparsi di questo nuovo e laborioso trasloco. Nel frattempo il tempo stringe. Il 13 novembre infatti scadranno i termini per le indagini preliminari relative alla scomparsa di Mario Bozzoli. Il sostituto procuratore Alberto Rossi (da qualche tempo nell’indagine è stato affiancato dal collega Mauro Leo Tenaglia) potrebbe chiedere una proroga. Per gli inquirenti sono quattro i responsabili della morte di Mario Bozzoli e della distruzione del suo cadavere.

Nel registro degli indagati sono stati iscritti gli operai Oscar Maggi e oltre ai due nipoti dell’imprenditore, Alex e Giacomo Bozzoli. La quinta persona coinvolta nell’omicidio per gli investigatori sarebbe stata Giuseppe Ghirardini, l’addetto ai forni della Bozzoli scomparso nel nulla una settimana dopo il suo titolare e ritrovato morto avvelenato dal cianuro il 18 ottobre a Case di Viso nei pressi di Ponte di Legno.

Per la Procura, Ghirardini si sarebbe tolto la vita ingerendo da solo l’esca avvelenata. Non la pensano così i familiari. «Beppe non si è ammazzato da solo, ma è stato costretto e abbiamo le prove», ha raccontato Roberto Stefana il portavoce delle sorelle di Giuseppe Ghirardini. Nelle prossime ore, tra oggi e domani, i consulenti della famiglia di origine dell’operaio della Bozzoli avranno pronta la loro relazione sull’autopsia e l’esame tossicologico eseguito su Ghirardini. «Poi incontreremo i titolari dell’indagine – spiegano – e spiegheremo a tutti gli esiti».