Frontalieri, nuovo accordo fiscale "Un’intesa nata dai territori"

Varese, convegno con sindacati e istituzioni: salvaguardati lavoratori e comunità di confine

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di Lorenzo Crespi

"Frontalieri, verso il nuovo accordo fiscale": questo il titolo del workshop ospitato ieri a Ville Ponti a Varese. Un’occasione di confronto tra istituzioni e parti sociali alla vigilia dell’avvio dell’iter legislativo del disegno di legge di ratifica del nuovo accordo sull’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera. Un’alleanza indispensabile per affrontare le nuove sfide che i territori di frontiera si troveranno a gestire, tra l’onda lunga della pandemia e gli effetti indiretti delle tensioni internazionali.

Comuni di frontiera e organizzazioni sindacali sono i soggetti firmatari del memorandum d’intesa con il Governo, che ha consentito la chiusura di una decennale vertenza. L’accordo del 1974 viene così finalmente aggiornato, dopo che si parlava di una modifica da almeno 20 anni. Il nuovo accordo punta ad assicurare le condizioni dei frontalieri attuali, contenendo le sperequazioni tra vecchio e nuovo regime e mettendo in sicurezza le risorse per le comunità di frontiera. Ma è anche un’occasione per guardare al futuro, sui temi della gestione delle risorse, della mobilità transnazionale e di un rinnovato protagonismo dei territori, senza dimenticare il Pnrr. Durante i lavori è stato sottolineato quanto sia necessario superare l’iniquo sistema di redistribuzione delle risorse derivanti dai ristorni sulla base di una soglia percentuale oramai inattuale. Serve inoltre riportare al centro della programmazione territoriale il tema irrisolto della mobilità sul fronte delle reti viarie di confine, del cabotaggio internazionale del trasporto pubblico locale e della mobilità sostenibile lungo i laghi quale modello integrativo della mobilità transfrontaliera. Ad aprire il convegno è stata Ivana Perusin, vicesindaco del Comune di Varese. Massimo Mastromarino, presidente dell’Associazione Comuni Italiani di Frontiera, che ha organizzato l’incontro, ha parlato del capitolo ristorni. "Abbiamo avuto rassicurazione che continueranno ad esserci in maniera ingente e questo è importante". Quindi ha ricordato le richieste avanzate dalle amministrazioni locali, tra cui quella di aprire la platea dei comuni che ricevono i ristorni, andando oltre l’attuale soglia del 4% dei frontalieri sul totale della popolazione. In questo modo potranno essere ricompresi anche comuni come il capoluogo Varese, attualmente esclusi.

Ne ha parlato proprio il numero uno di Palazzo Estense Davide Galimberti. "Allargare i confini vuol dire allargare un sistema transfrontaliero che può essere più forte e competitivo. Questo è nei fatti un accordo fiscale, ma nelle prospettive può essere un accordo di sviluppo che rende protagonista quest’area geografica". Dell’iter parlamentare di approvazione del nuovo accordo fiscale ha parlato il senatore Pd Alessandro Alfieri, relatore del disegno di legge sull’intesa italosvizzera. "Sarà introdotto un fondo per le infrastrutture per lo sviluppo socioeconomico dei comuni di confine, con 230 milioni a regime". Il governatore Attilio Fontana ha invece sottolineato il ruolo di Regione Lombardia, ricordando il percorso iniziato nel 2018 da cui sono state gettate le basi per la nuova intesa. "Sono molto contento di questo accordo, che è nato dal territorio: abbiamo dimostrato che dal basso le cose si fanno molto meglio che dall’alto".