Cairate, viaggio nell'ex Cartiera Vita-Mayer / VIDEO

La struttura occupa quasi tutta la vallata e si affaccia sul fiume Olona, la cartiera è composta da 21 edifici, la maggior parte dei quali ora in abbandono

Cairate (Varese) - A Cairate, in provincia di Varese, sorge l'ex Cartiera Vita-Mayer. La fabbrica, che ha dato importanza a un territorio, si trova nella valle che collega i comuni di Lonate Ceppino e Cairate. La struttura occupa quasi tutta la vallata e si affaccia sul fiume Olona, la cartiera è composta da 21 edifici, la maggior parte dei quali ora in abbandono. Nel 2015, in quest'area ha perso la vita un ragazzino di 18 anni. Lui e due suoi amici erano entrati nell'edificio per gioco. Il giovane  era caduto facendo un volo di sei metri che non gli ha lasciato scampo a causa dei traumi riportati. 

Ripercorriamo la storia dell'ex Cartiera con le informazioni riportate dal sito internet ufficiale della Cartiera.

La nascita

Il complesso industriale si sviluppa a partire dal 1608, in quel territorio ci sono dei mulini di proprietà del Monastero di Cairate, uno dei quali fabbricava già carta. Nel 1738 i mulini diventano proprietà del Conte Pusterla, il quale fa di quel mulino il primo nucleo della sua nuova cartiera.

La cartiera Vita-Mayer

Con il passare del tempo la cartiera incomincia a crescere, cambia molti proprietari, fino ad arrivare alla famiglia Vita, che acquista il terreno e la fabbrica del conte Pusterla, la quale viene rinominata “Cartiera Enrico Vita&Co“. Enrico Vita fa subito costruire le prese d’acqua sul fiume Olona, strumento molto importante per una cartiera. Sotto la cura dei Vita la fabbrica si amplia, dando moltissime possibilità di lavoro ai residenti della zona. Nel 1904 la Cartiera passa nelle mani di Matilde Vita, in quell’anno Matilde sposa Sally Mayer. Da allora la Cartiera di Cairate prende il nome “Cartiera Vita-Mayer”. Due anni dopo la cartiera acquista molta più importanza per l’apertura della linea ferroviaria Valmorea, la quale collegava il territorio Varesotto con il Ticino. Solamente nel 1916 la Cartiera è collegata alla ferrovia, grazie alla linea ferroviaria la fabbrica riceve molto più materiale e molta più mano d’opera.

Le due guerre

Durante la Prima Guerra Mondiale la Cartiera non presenta molti danni o perdite; infatti finita la guerra la struttura riprende a pieno ritmo il suo lavoro. Nel dopoguerra la fabbrica si espande costruendo un reparto per la lavorazione della cellulosa (prima importata). Nella Seconda Guerra Mondiale la fabbrica ha dovuto fermarsi perché i proprietari, ebrei, si sono rifugiati in Svizzera. Anche qui alla fine del conflitto la produzione riparte senza problemi.

Il massimo splendore

Tra il 1940 e 1960 la Cartiera Vita-Mayer raggiunge la sua massima espansione, occupando tutta la vallata tra Cairate e Lonate Ceppino. Alla morte di Sally, il figlio Astorre Mayer diviene proprietario. Con l’avvento dei consumi di massa egli è artefice di un cambiamento strategico verso il mercato dell’usa e getta. La sua scelta risulta vincente e la domanda aumenta, rendendo necessaria la realizzazione di un nuovo polo produttivo. Poco lontano, nasce la VI.MA. All’inizio degli anni ‘60 la produzione annua della Cartiera Vita-Mayer ammonta a 80.000 tonnellate di carta, con 2500 dipendenti.

​Declino e fallimento

Negli anni ‘70 l’azienda subisce un rapido declino dovuto a fattori quali la concorrenza internazionale, la carenza di legname, le incertezze politiche e sociali del momento. Nonostante il sostegno dei sindacati e i finanziamenti statali, l’azienda viene danneggiata da due esondazioni consecutive dell’Olona e dichiara il fallimento nel 1977.

L'abbandono

La Cartiera Vita-Mayer dopo la chiusura viene completamente abbandonata, solo nel 1990 il complesso viene comprato dalla Sogeiva (ora Prealpi Servizi). La società compra la struttura ma non compie nessun lavoro di riqualificazione. 

​Archeologia industriale

Oggi la Cartiera Vita-Mayer è ancora un luogo abbandonato a se stesso, molto conosciuto nell’ambito delle attività Urbex. La struttura è l’esempio più importante dell’archeologia industriale, ancora in piedi, presente sul territorio varesotto.