Varese, 15enne seviziato e torturato in garage: gli aguzzini sono pentiti

I quattro indagati, tutti minorenni, pronti a chiedere scusa

Bullismo

Bullismo

Varese, 8 gennaio 2019 - Chiedono scusa e sono pentiti i quattro minorenni, tutti fra i 14 e i 15 anni, arrestati a fine novembre con l’accusa di aver sequestrato e torturato un coetaneo. «Hanno collaborato ammettendo le responsabilità a loro attribuite davanti al gip in sede di interrogatorio di garanzia. Un gesto che depone certamente a loro favore. Quanto meno a favore della volontà di scusarsi concretamente», spiega Augusto Basilico, legale di parte civile che rappresenta la vittima, un ragazzino di 15 anni, e i suoi famigliari. «I miei assistiti, tuttavia – prosegue l’avvocato – hanno sempre detto di volere giustizia. Non certo vendetta. Credo che la collaborazione dimostrata sia apprezzabile, ma certo il danno causato e la gravità dell’accaduto restano». 

Non c'è accanimento e del resto che la volontà dei genitori della vittima fosse esclusivamente quella di tutelare i due figli minorenni era apparso chiaro sin dal giorno in cui il fatto era stato denunciato. La famiglia del ragazzo preso di mira adesso sta cercando di affrontare l’accaduto. «Li ho sentito poco prima di Natale anche per capire come stessero affrontando la situazione – spiega il legale – Non è semplice. La vittima ha subito anche ripercussioni psicologiche dall’accaduto. Certo stanno affrontando la situazione con una dignità e un controllo encomiabili».

La vicenda aveva sconvolto Varese e, in particolare, il rione di San Fermo, dove si era verificato. Per un presunto debito di droga, non contratto dalla vittima ma dal compagno di banco, almeno a quanto emerso, i quattro arrestati hanno sequestrato un quindicenne, dopo averlo attirato con una scusa in un box di proprietà della famiglia di uno dei ragazzini. Lo avrebbero spogliato, legato con del filo elettrico, picchiato, umiliato e punito con secchiate di acqua gelata. Tanto che la procura dei minori di Milano contesta ai quattro anche il reato di tortura. Il tutto per lanciare un messaggio al presunto compagno di banco moroso: la prossima volta tocca a te. La collaborazione mostrata dai quattro, tuttora detenuti al Beccaria di Milano, le scuse e il pentimento potrebbero portare anche alla decisione da parte dell’autorità giudiziaria di studiare un percorso rieducativo per i quattro in alternativa alla detenzione. Anche considerato la giovane età degli arrestati e il fatto che sono incensurati.