Addio Augusto Reina, il signore Disaronno

Pragmatismo e capacità di intuire i trend: l’industria tricolore perde un protagonista. Le sue passioni, dal calcio all’arte contemporanea

Augusto Reina e la sua 'creatura': uno scatto nello stabilimento saronnese

Augusto Reina e la sua 'creatura': uno scatto nello stabilimento saronnese

Saronno (Varese), 21 febbraio 2020 - Augusto Reina, l’imprenditore numero uno dell’Illva, l’azienda saronnese che ha reso il Disaronno il liquore italiano più bevuto al mondo, si è spento mercoledì sera dopo aver lottato per mesi contro la malattia che l’aveva colpito ad agosto. Classe 1940, era il prototipo di quell’imprenditorialità che ha reso la città di Saronno nota nel mondo. Come il suo antenato Domenico Reina, aveva saputo sfruttare le potenzialità logistiche della città degli amaretti con una buona capacità organizzativa per creare una grande azienda.

La qualità migliore di Reina è stata soprattutto una non comune capacità di intuire i trend futuri. Come quella locandiera che nel ’500 mixando alcuni ingredienti aveva dato vita al liquore ambrato per antonomasia, il patron dell’azienda ha creato il mondo che ha portato Disaronno a essere un “lusso” alla portata di tutti in 160 paesi. Intuendo l’importanza del marketing prima e del glamour poi Reina ha portato la tradizione di una famiglia saronnese a essere un’icona mondiale. Ci sono state pubblicità scolpite nella memoria collettiva fino a campagne mondiali che hanno portato la bottiglia quadrata, frutto di un mix di lavoro artigianale e brevetti realizzati in azienda, in prima fila in tutti i principali eventi mondani dei cinque continenti. Senza contare che ormai da diversi anni viene “vestita” dalle diverse griffe con un apprezzamento da fare invidia alle più quotate top model. Ma Reina non si è fermato al fascino del Disaronno. Ha saputo far rifiorire storici marchi italiani, dall’Aurum allo Zucca, i parte della ricca scuderia Illva che nell’ultimo anno ha incassato 300 milioni di euro, con 150 milioni di ricavi dalla produzione di alcolici. Pragmatico e concreto, autentico conoscitore del mercato degli alcolici, ha conquistato il mercato cinese. Non solo acquistando la Changyu, colosso della promozione vinicola, ma dimostrando una tale condivisione che la società ha dato il suo nome al Chateau Changyu Reina Shaanxi, un castello con vigna e una delle cantine più grandi in Asia. "Consumare le scarpe – soleva dire – è l’unico modo per mandare avanti un’azienda. Vedere come si lavora, conoscere le persone per conoscere la propria realtà e anticipare i trend".

Ed è proprio quello che gli veniva meglio. Un successo mondiale che però partiva da una grande dedizione alla famiglia, agli amici e allacomunità. Tanti i progetti solidali di cui è stato protagonista a riflettori spenti. A vederlo sugli spalti della sua amata Caronnese Reina, invece, sembrava un nonno come tanti che si godeva la partita in maniche di camicia con il nipotino. La sua figura, del resto, restava scolpita nella memoria. Per la mole importante che univa a un’innata gentilezza che lo portava a dare del lei a tutti. Dal giornalista che chiedeva insistentemente un’indiscrezione, al calciatore delle giovanili della “sua” Caronnese e ai grande manager con i quali studiava accordi milionari. Solo con i fotografi era un po’ insofferente, ma alla fine accontentava anche loro. Concendogli quel sorriso franco che in genere anticipava interventi sempre molto pragmatici. Concetti chiari, qualche esempio e via. Senza vanterie, fronzoli o eccessi. E senza sprecare tempo che serviva per la famiglia e per le sue passioni: l’arte moderna, con cui aveva reso unico l’atrio della sede saronnese dell’Illva e la musica classica. Senza dimenticare le cene con gli amici di sempre.