Corsico, il figlio del fruttivendolo eroe ucciso: "Togliete la targa per mio papà"

In abbandono il negozio strappato ai clan e intitolato a Pietro Sanua, che denunciò il racket

Il negozio chiuso di via Cavour con la targa in memoria di Pietro Sanua

Il negozio chiuso di via Cavour con la targa in memoria di Pietro Sanua

Corsico (Milano), 29 settembre 2018 - Ci tiene subito a specificarlo, Lorenzo Sanua: «Nessun attacco, nessuna polemica politica. Si tratta di una decisione personale. Perché i beni confiscati non devono morire». Lorenzo è figlio di Pietro, il fruttivendolo che denunciò il racket ai danni dei venditori ambulanti. Difendeva la categoria, anche lui ambulante e come presidente provinciale dell’Associazione nazionale della Confesercenti. Anni Novanta, quelli di Mani Pulite, quelli dove a piegare la testa erano in tanti ma lui, Pierino, l’ha alzata e ha messo in luce le assegnazioni sporche delle piazzole dei chioschi. Lo hanno ucciso a 47 anni, in un’alba di febbraio, nel 1995. Sul furgone dove lo hanno colpito con un fucile a pallettoni c’era anche il figlio Lorenzo, allora 20enne, che lotta ancora per avere giustizia per quello che è stato, senza dubbio – tra tanti dubbi, una certezza –, un omicidio di mafia. Lo avevano ammazzato a Corsico, in via di Vittorio, e il Comune nel 2016 gli aveva intitolato un negozio confiscato al clan dei Sergi, in via Cavour al 9.

Proprio qui era stata apposta una targa in ricordo di Pietro. Ora il figlio Lorenzo ha chiesto di staccarla da un luogo «che non sono stati in grado di far vivere. Un negozio rimasto quasi sempre chiuso, dimenticato. I beni confiscati devono vivere, per preservare la memoria delle vittime», ha spiegato Lorenzo, con amarezza. Quello che vuole, è sollevare l’attenzione sulla gestione dei beni sequestrati alla mafia. In effetti quelle due vetrine non hanno vissuto come meritavano. Affidate prima a una cooperativa, poi rimaste buie. Tra poco il Comune le riaprirà per farci una mini biblioteca per bambini. Troppo tardi: «Sono passati mesi, non era questo il progetto per conservare la memoria di mio padre, trascurata».

Il sindaco si dice dispiaciuto, possiamo solo prendere atto della irrevocabile decisione, la rispettiamo – commenta Filippo Errante –. L’uso del negozio era vincolato: conclusa l’esperienza della cooperativa, ci sono voluti tempi tecnici per la riassegnazione». Ma Lorenzo non torna indietro: troppo tempo al buio, e la luce che conserva la memoria è troppo importante per essere tenuta spenta. Il Comune ha già deciso: tolta la targa a Pierino Sanua, ne metterà un’altra, per il giudice Borsellino.