Coronavirus, il sindaco di Tribiano: "Tampone a tutti? Qui siamo pronti"

Il sindaco di Tribiano vuole pagare l’esame a ogni cittadino con l’avanzo di bilancio. Attesa la risposta di Ats

Il sindaco di Tribiano, Roberto Gabriele

Il sindaco di Tribiano, Roberto Gabriele

Tribiano (Milano), 28 marzo 2020 - Fare i tamponi a tutti i suoi concittadini, anche agli asintomatici. È la proposta lanciata da Roberto Gabriele, sindaco di Tribiano, 3mila abitanti, che in una lettera al direttore generale di Ats Milano Walter Bergamaschi ha chiesto di effettuare il test su tutta la popolazione tribianese. Una proposta che ha diviso gli abitanti fra favorevoli e contrari ma, della quale, il primo cittadino è fermamente convinto.

"Ho fatto mio l’appello del direttore generale dell’Oms che invita a fare più test possibili – spiega – perché credo sia cruciale scovare le persone asintomatiche ma comunque già contagiate. Sono convinto che sia l’unica via per uscire da questo dramma nel modo più civile possibile. Tribiano potrebbe essere il primo centro lombardo dove sperimentare lo screening".

Perché proprio Tribiano? "In tutto sono stati ufficialmente riscontrati solo 15 casi di positività, un dato più basso della media del territorio. Sono rimasto colpito dall’esperienza del Comune di Vo’ Euganeo, il paese del Veneto dove tutti gli abitanti sono stati testati ed è stato scoperto che, fra i contagiati, gli asintomatici rappresentavano fra il 50 e il 75% del totale. Come città siamo simili sia per territorio che per numero di abitanti. Studiare il nostro caso potrebbe essere utile alla ricerca data la gravità della situazione in Lombardia".

Un’operazione che avrebbe dei costi non indifferenti. "Il nostro Ente è pronto a fare la sua parte. Potremmo mettere a disposizione fino a 700mila euro, l’ammontare dell’avanzo presunto di bilancio. Siamo un Comune virtuoso, chiediamo solo di poter sbloccare le risorse già in nostro possesso. Per effettuare lo screening potremmo mettere a disposizione la palestra e la biblioteca comunali, spazi grandi dove tutte le misure precauzionali potrebbero essere osservate con facilità".

Ha già ricevuto dei riscontri alla sua lettera? "Non ancora. Nei giorni scorsi Giulio Gallera, l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, ha dichiarato che non esistono sufficienti tamponi per testare tutti. Però non demordo e resto in attesa, è un mio preciso dovere nei confronti dei miei concittadini".

Cosa si propone di ottenere con lo screening a tappeto? "Mappare gli asintomatici positivi al virus è l’unica strada per permettere al resto della popolazione non infettata di uscire di casa con maggiore serenità e sicurezza. Noi non siamo la Cina, non potremo mai garantire una quarantena totale. Occorre che chi è sano possa tornare al più presto alle sue attività per mandare avanti il Paese mentre chi è contagiato ma non lo sa, in quanto asintomatico, possa essere messo in condizione di isolarsi completamente dagli altri".

Si è confrontato con i medici del territorio? "Sono stati proprio loro a darmi l’idea. Per loro è un dramma non poter dare risposte quando vengono contattati da persone con stato febbrile".