Schwazer, bocciata la sospensione della squalifica per doping. Un altro no alle Olimpiadi

La decisione del Tas è l'ennesima doccia fredda per il marciatore azzurro. Ora si attende la sentenza del Tribunale Federale svizzero

Alex Schwazer

Alex Schwazer

Ancora una doccia fredda per Alex Schwazer. Il Tribunale arbitrale dello Sport di Losanna ha respinto il ricorso presentato dall'atleta italiano per la riapertura del processo sportivo e la sospensione della squalifica per doping. Dopo il parere contrario di Wada e World Athletics, ora anche il Tas dice no, allontanando le possibilità del marciatore di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo. A febbraio l'ordinanza del gip di Bolzano aveva scagionato Schwazer dalle accuse di doping. Ma la battaglia dell'atleta perché sia annullata la squalifica di otto anni, di fatto smentita dall'archiviazione disposta dal giudice "per non aver commesso il fatto", non si ferma. Il marciatore altoatesino, oro a Pechino 2008, che insegue il sogno di una nuova Olimpiade dopo che gli era stata negata quella di Rio, resta in attesa della sentenza della corte federale svizzera. 

L'ultimo ricorso

Alex Schwazer, tramite i suoi legali, aveva fatto un nuovo appello al Tribunale arbitrale dello Sport di Losanna chiedendo la sospensione degli otto anni di squalifica, divenuti operativi con la decisione nel 2016 dello stesso Tas. Il marciatore ha fatto ora ricorso al Tribunale Federale svizzero, che è l'unico organismo della giustizia ordinaria elvetica davanti al quale è appellabile una decisione del Tas. In attesa di una decisione, aveva chiesto al Tribunale di Losanna la sospensione provvisoria del precedente provvedimento. Su questo hanno espresso parere negativo sia l'agenzia mondiale antidoping (Wada) sia World Athletics.

Il legale di Schwazer

"Il ricorso respinto dal Tas è uno scenario non importante, noi stiamo aspettando la decisione del Tribunale Federale svizzero che arriverà a ore". E' quanto afferma l'avvocato del marciatore, Gherard Brandstaetter.  "Abbiamo ricevuto una lettera della Wada che ribadice che non ammetterà Schwazer alle gare, ma soltanto il Tribunale Federale può sbloccare la situazione", conclude il legale.

L'odissea

Nel 2016, all'età di 32 anni, l'atleta nato a Vipiteno era stato trovato positivo ai controlli antidoping. La squalifica lo aveva tenuto lontano dalle gare dalla vigilia delle Olimpiadi di Londra sino al 29 aprile 2016. Proprio in quell'anno, e poco prima dei Giochi olimpici di Rio de Janeiro, ecco una nuova mazzata: Alex Schwazer viene di nuovo trovato positivo ai controlli, proprio dopo aver ottenuto la qualificazione a cinque cerchi. La squalifica questa volta è di otto anni. Carriera praticamente finita.

La sentenza di Bolzano

A febbraio è arrivata la svolta tanto attesa: la squalifica di Alex Schwazer era illegittima perché il marciatore non ha mai fatto uso di doping. Il tribunale di Bolzano ha stabilito l'archiviazione per non aver commesso il fatto. Una archiviazione pesantissima, che ha gettato nuove ombre su tutta la vicenda, visto che il giudice ritiene "accertato con alto grado di credibilità" che i campioni di urina esaminati nel 2016 furono alterati per far risultare l'atleta positivo. Una mazzata, quindi, sull'operato della Iaaf e della Wada, l'Agenzia mondiale antidoping, tra "dati falsi" e "nefandezze" per "nascondere la manipolazione" del campione di urine prelevato al marciatore azzurro.