Il museo delle voci, dove si incontrano vite

Archeologi, neomamme e sposi nel Meab di Galbiate. E a Garlate si viaggia nella seta. Le perle del polo di Lecco e dell’heritage Adda

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di Chiara Zennaro

Nascita, matrimonio, agricoltura e pesca. Sono solo quattro dei temi delle esposizioni e dei documentari, visibili sul sito, allestiti e curati dal Museo etnografico dell’Alta Brianza del parco Monte Barro, nella frazione di Camporeso, a Galbiate, in provincia di Lecco. "In quanto museo etnografico, il Meab si basa sull’incontro con i “vivi”: con gli archeologi, gli studiosi e i ricercatori che frequentano pescatori, neomamme, e sposi… Il museo nasce dalle ricerche sul campo: non con gli archivi ma con le persone. Per esempio abbiamo intervistato una signora quasi novantenne che ha fatto la biologa, un operaio e anche un ragazzo senegalese che ha trovato impiego a Lecco, mentre in Africa faceva il panettiere", spiega Massimo Pirovano, dottore di ricerca in Antropologia della contemporaneità e direttore del Museo dal 2003, anno della sua fondazione. La ricerca del Meab ha inizio negli anni Novanta e si focalizza perlopiù su oggetti, ma anche su materiali audiovisivi. "Per me esistono tre definizioni del museo – svela Pirovano –, è un museo “delle voci e dei gesti”, perché l’allestimento è corredato di filmati e voci di persone che raccontano, scrivono, pregano, cantano e suonano strumenti folkloristici, come il flauto di Pan. Ma è anche un museo di società: la società è sia l’oggetto delle nostre ricerche, sia il motore che fa vivere il museo grazie al lavoro e alla collaborazione delle persone. Ed è un museo delle culture". Dopo il periodo di chiusura nei primi tempi della pandemia, oggi il Meab è aperto il sabato e la domenica e l’ingresso è gratuito. Spesso vengono organizzate attività con le scuole. L’idea di fondare il museo si deve a Giuseppe Panzeri, professore di liceo e autore di libri sul territorio, amministratore del parco Monte Barro negli anni Ottanta. A Panzeri si devono gli scavi archeologici nel parco per il museo archeologico.

Anche le bellezze naturali del territorio lecchese possono essere considerate un museo. L’ecomuseo Adda di Leonardo, all’aria aperta e legato al concetto di heritage (patrimonio), comprende il paesaggio dei territori dei nove comuni attraversati dalle acque dell’Adda: Imbersago, Cassano, Robbiate, Paderno, Cornate, Trezzo, Vaprio, Canonica e Fara Gera. Nel 2021 tra Imbersago e Groppello è stata installata una nuova cartellonistica di informazione turistica ed è in progettazione un’app. Dal 1953 a Garlate sorge il Museo della seta Abegg, fondato dagli industriali svizzeri di cui porta il nome, con sede in una filanda settecentesca. Il museo è stato donato al Comune di Garlate nel 1976 e ha lo scopo di conservare e rendere visibile al pubblico i macchinari, le tecniche per la produzione del tessuto dai bachi da seta. Il Museo organizza anche incontri per i più piccoli con il programma “Bambini al museo”.

Nel centro di Lecco quattro poli museali si sono riuniti nel Sistema museale urbano lecchese. Tra le sedi vi è Villa Manzoni, dove si può visitare la casa-museo dello scrittore Alessandro Manzoni, il Museo Manzoniano, in quindici sale, e la Galleria d’Arte Moderna. Il secondo polo è palazzo Belgiojoso, col Museo di Storia Naturale, il Museo Archeologico, il Museo Storico e il Planetario civico.