Un cambio di paradigma per affrontare il futuro

Milano, 29 ottobre 2017 - “Cambio di paradigma”, scrive MauroMagatti per Feltrinelli, destinando pagine di grande interesse a come “uscire dalla crisi pensando il futuro”. Nel discorso pubblico al termine “economia” si legano aggettivi come “civile”, “circolare”, “sharing” e cioè condivisa, “giusta”, “sostenibile”, segnali appunto di crisi e di ricerca di nuove regole e nuovi modi di produrre e distribuire ricchezza, valorizzare le persone, offrire opportunità, evitare le più vistose e insopportabili “diseguaglianze”. Il “cambio di paradigma” riguarda l’economia e la politica (“sempre più populista e nazionalista”). Bisogna rinunciare “alla cieca economia del consumo”, costruire “nuovi consumatori” e “nuovi beni”, per giungere “a uno scambio sostenibile”. Le imprese, in buon numero, “sono le prime ad adattarsi”. Insiste Magatti: “Solo la combinazione tra sostenibilità e logica contributiva può permettere di ricostruire su basi nuove il rapporto tra economia e società che il neoliberismo ha mandato in frantumi. E così rispondere alla domanda sulla natura della prossima crescita economica, nel quadro di una nuova stagione della democrazia”. Sfida difficile. Ma obbligata. Pena la rinuncia a benessere diffuso e a parecchie essenziali libertà.

La sfida riguarda da vicino anche le metropoli. Ne discute con l’abituale acutezza Carlo Ratti in “La città di domani”, Einaudi ovvero “come le reti stanno cambiando il futuro urbano”, verso ambienti più “smart”, intelligenti e connessi. Partendo dalle ricerche del Senseable City Lab del Mit (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, Ratti parla di trasporti, energia, nuovi rapporti di lavoro. Bisogna “hackerare la città”, imparare cioè a capire e governare le relazioni tra mondo “digital” e mondo fisico e legare creatività e responsabilità dei cittadini e degli attori economici e sociali. Perché “non esistono smart cities senza smart citizens”. E l’incrocio tra responsabilità personale e impegno pubblico è fondamentale: “Siamo chiamati a essere costruttori, non vittime, del futuro”. Sono temi che ricorrono con forza anche in “Metti via quel cellulare”, un dialogo tra Aldo Cazzullo e i suoi figli Rossana e Francesco Maletto Cazzullo, per Mondadori. Ci sono generazioni adulte che faticano a fare i conti con le nuove tecnologie. E “nativi digitali”. Tra loro s’intreccia un confronto sincero sui limiti e le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. E cresce la consapevolezza di come siamo cambiate relazioni, lavoro, comunicazione. E di quanto sia necessario fare per continuare a leggere, studiare, cercare di capire (quotidiano di carta o blog, non importa) e avere volontà di incidere sulla storia. Il conflitto generazionale rimane, appesantito dal divario tecnologico. Ma è possibile affrontare le paure legate a “bulli e vittime del social media”, combattere “i padroni delle anime” e disegnare anche - perché no? - una nuova buona politica.