Sulle tracce del fantasma del Castello di Malpaga

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di Maria Chiara Rossi

Rituali magici, stregoneria, erba del diavolo, torture, e leggende medievali: entrando nel Castello di Malpaga, nel cuore della campagna bergamasca, roccaforte e poi dimora del condottiere Bartolomeo Colleoni, al sevizio della Serenissima nel XV secolo, è possibile toccare con mano un’ esperienza mistica che conduce tra i misteri del periodo più oscuro della storia. Sorpassando un antico fossato si viene accolti da un cortile circondato da loggiati e mura merlate: introducendosi in uno dei saloni, si può contemplare lo splendore dei fasti del passato. Le pareti del castello sono quasi interamente affrescate: riproducono le battaglie combattute da Colleoni, banchetti e scene di attentati sventati, allegorie del male, in cui il Diavolo è ritratto come drago, serpente tentatore e altre figure animalesche, scimmie e volpi, oltre a raffigurazioni della Regina di Saba. Superstizioni, credenze e pregiudizi regnavano indisturbati, e complici gli episodi di minaccia alla vita di cui erano vittime i signori, l’alchimia, connubio di conoscenze scientifiche, filosofiche ed esoteriche, si trasformava in un ottimo metodo di difesa: veleni di cicuta, mandragora e ficus, ricette a base di arsenico, dolcificate da miele e mandorle.

A questo sistema di protezione si aggiungevano le torture inflitte nelle prigioni del castello: dal rogo, all’impalamento, fino alla pulizia dell’anima, in cui il condannato veniva costretto a ingoiare acqua bollente, cenere e sapone. Come ogni castello che si rispetti racchiude una leggenda che ogni anno attira migliaia di visitatori: tra i loggiati si aggirerebbe un’anima irrequieta, un giovane dai capelli neri, che invaghitosi di una dama del castello e riuscito a conquistarne il cuore, dopo essere stato scoperto dal marito, fu ucciso e gettato in un pozzo. Visite notturne programmate: il 2, 9, 16, 23, 30 e 31 ottobre con tre turni.