Sondrio: donò un rene, poi ha rischiato di morire

Dopo il grande gesto d’amore verso il nipote di Rimini, uomo di Ardenno cade in uno scavo non segnalato

Sergio Lotti con il suo fedele cagnolino Pulce

Sergio Lotti con il suo fedele cagnolino Pulce

Ardenno (Sondrio), 7 luglio 2020 - Il 4 marzo, in piena emergenza pandemia, salva il nipote che risiede a Rimini donandogli un rene e ora rischia di morire lui finendo in uno scavo di un cantiere, mentre di sera passeggia con il suo cane. A salvare il donatore valtellinese, Sergio Lotti, 60 anni, residente ad Ardenno, che viene ricoverato in ospedale per le ferite, il suo cane Pulce che, leccandolo sul volto, lo fa rinvenire da svenuto che era e così, dopo circa mezz’ora dall’incidente, dà l’allarme ai soccorsi.

"Il 24 giugno, alle 22, mi apprestavo a raggiungere la fontana in via Ernesto Gusmeroli - racconta l’uomo - per dissetarmi e riempire alcune bottiglie, durante una passeggiata con il mio cane. In quel punto, privo di illuminazione, si sta realizzando un’opera pubblica vicina al Polifunzionale di cui è committente il Comune. Non c’era alcuna segnalazione di scavi in corso e io, al buio, all’improvviso sono finito all’interno di un fossato accanto alla fontana. Sono state,poi, le leccate del mio amato cane Pulce a farmi rinvenire. E, con il telefonino, sono riuscito a chiedere aiuto al 112. I carabinieri di Ardenno, giunti sul posto con l’ambulanza, hanno calcolato con mia moglie Stefania che sono rimasto a terra, svenuto, tra i trenta e i 45 minuti.

Dopo la prima visita al Pronto Soccorso dell’ospedale di Sondrio, sono stato ricoverato nel reparto di Neurologia e mi hanno diagnosticato un’ischemia transitoria, probabilmente dovuta al trauma subito nella caduta. I carabinieri hanno segnalato l’accaduto alla Procura e con il mio avvocato, Giuseppe Romualdi, sto valutando la possibilità di procedere con una mia denuncia penale per i fatti accaduti". "Sono stato ricoverato una settimana - prosegue Lotti - e ancora oggi ho dolori cervicali e lombari sulla ferita nel punto in cui mi è stato tolto il rene destro, donato a mio nipote Marco 35enne, ho difficoltà nel fare le scale, tremori alle mani, soffro ora di emicrania acuta e di fotofobia. Avrei dovuto partecipare, nelle prossime settimane, a una passeggiata in Romagna per un progetto di sensibilizzazione sulla donazione di organi da viventi, ma ora il primo evento è saltato a causa dell’incidente. Rischio un altro ricovero nell’ospedale veronese di Borgo Trento e dovrò andare anche al Besta di Milano".