Sondrio, Confartigianato sul coronavirus: usciamo dall'emergenza e torniamo alla normalità

Nell'emergenza la provincia non si è fermata, ma se non si reagisce a pagare ancor più saranno le piccole imprese

sondrio il presidente degli artigiani gionni gritti

sondrio il presidente degli artigiani gionni gritti

Sondrio, 28 febbraio 2020 - Con l'allarme coronavirus «la provincia di Sondrio non si è fermata e saprà reagire», ma «occorre uscire dalla fase di emergenza ed entrare in quelle della ragionevolezza». Per gli artigiani del territorio servono interventi mirati per le imprese che hanno subito danni e uno stop all’allarmismo. «Assieme ai timori spesso alimentati da un sistema di comunicazione fuori controllo, è emersa la voglia di superare il momento e, soprattutto, di accantonare l’allarmismo - commenta presidente di Confartigianato, Gionni Gritti - Il sistema delle piccole imprese rischia di pagare un prezzo altissimo se non si inverte la rotta. Abbandoniamo il panico e torniamo al senso di responsabilità e della misura. Il passo falso è dietro l’angolo e il rischio di autolesionismo elevato. Quanto ci vorrà per riparare al danno d’immagine causato al Paese?».

Pur comprendendo l'emergenza, gli artigiani esprimono perplessità su diverse misure adottate. Poco efficace è sembrata, ad esempio, la chiusura dei bar alle 18 e del tutto ingiustificato l’annullamento, anziché la sospensione o il rinvio, delle visite di istruzione che hanno causato alle imprese di trasporto raffiche di annullamenti. «Ci aspettiamo una netta presa di posizione del Ministero dell’Istruzione dell’Ufficio Scolastico Provinciale nei confronti dei dirigenti scolastici», proseguono dagli Artigiani. In campo turistico plaudono alla presa di posizione degli amministratori dell'Alta Valtellina: «hanno sollevato da subito il problema delle ripercussioni negative sull’economia, tema che, in realtà, tocca in egual misura tutte le località turistiche della provincia».

Difatti il calo delle presenze e l’annullamento o il posticipo di alcune manifestazione hanno già compromesso i bilanci di talune imprese, molte operanti nelle zone gialle. A queste «vanno estese le misure già definite per le aree rosse». In settimana è emerso poi un aspetto che riguarda solo le realtà di montagna. Le forme di smart working, tese a limitare i contatti diretti, vanno sì incentivate, ma a condizione che tutti siano ugualmente dotati dal punto di vista tecnologico. Non è così: «la montagna ha un forte deficit digitale», aggiungono. Nessuno si è sognato di mettere in dubbio che la salute dei cittadini venga prima di tutto. Ci stanno quindi alcuni errori di valutazione, e di comunicazione, e qualche incomprensibile misura. Adesso però «si torni alla normalità e alla realtà - concludono dall'associazione di categoria - Evitiamo che a pagarne le conseguenze siano i soliti noti: i piccoli imprenditori con i loro lavoratori».