
Gli abitanti di via Papa Giovanni hanno partecipato numerosi al presidio
Bresso (Milano), 7 agosto 2020 - La pinza della ruspa gialla afferra uno ad uno gli alberi e li sradica dal terreno come fossero stuzzicadenti, per poi gettarli in un mucchio di legna e foglie che somiglia sempre di più a un’isola in mezzo a un mare di desolazione. Il ritmo e di 200, forse 300 piante al giorno che vengono estirpate e gettate via, come se la loro vita trentennale non avesse alcun valore.
È forse questo l’aspetto che fa più male a molti degli duemila cittadini bressesi che in questi giorni di inizio agosto stanno assistendo dalle loro finestre allo scempio naturalisticio in corso nelle aree del Parco Nord, dove il Comune di Milano e Regione Lombardia hanno dato il via alla costruzione della tanto discussa “vasca di laminazione del Seveso” destinata a raccogliere le acque maleodoranti del fiume nelle giornate di piena. Ieri mattina oltre 200 persone si sono date appuntamento sotto il sole per l’ennesimo presidio dinanzi ai cantieri. Una manifestazione pacifica, ma decisa. Determinata e forte, da parte di chi non vuole proprio cedere alla prepotenza delle istituzioni.
"Siamo dinanzi a uno scempio che non credevamo possibile da parte di istituzioni civili – spiega Matilde Minella, portavoce del comitato No Vasca – verranno sacrificate fino a 5mila tra alberi e arbusti per fare posto a un cratere pericoloso che non servirà a risolvere i problemi del Seveso".
Il comitato ripete come un mantra un dato tecnico che ritiene ineluttabile per il fallimento dell’operazione: "stanno costruendo una vasca da 250mila metri cubi di capienza, mentre il Seveso ha bisogno di 4,5 milioni di metri cubi per non esondare – sostengono -. Dunque il danno non salverà le vie di Milano dagli allagamenti". Assenti politici e istituzioni, i cittadini hanno lungamente sostato dinanzi a quel cantiere, indignati per la fuga in avanti del Comune di Milano che aveva ricevuto una diffida dal procedere con i lavori prima del mese di ottobre, per salvaguardare la fauna che vive in quel bosco.
"Dal giorno in cui è iniziato il disboscamento assistiamo a scene di uccelli impazziti che sorvolano le ruspe alla ricerca dei loro nidi – continua Minella – mercoledì alcune persone hanno visto un gruppo di scoiattoli in fuga che stava per essere investito lungo la strada. I danni ambientali sono già cominciati e non ne conosciamo ancora le proporzioni. Ciò che sappiamo bene è che, una volta finita, la vasca porterà nuovi rischi per la popolazione, costretta a vivere dinanzi a una discarica di liquami e inquinanti di un fiume che nessuno vuole bonificare".
Ieri mattina è partita una nuova diffida al Comune di Milano, questa volta accusato di aver abbattuto piante che fanno parte della “cornice del Seveso“ e che sono estranee al progetto. Il comitato chiede al sindaco di Bresso di disporre un atto che impedisca il passaggio dei mezzi dalla sponda sinistra del fiume, quella che è nel territorio del Comune di Bresso.