Lib, fine ingloriosa: l’incubatore di Sesto come il Titanic

«Carissimi, siamo quindi arrivati alla fine. Un saluto a tutti», scrive un manager. Tutti giù dal Titanic. Vale a dire il Lib, l’incubatore di via Venezia, in fallimento da aprile 2013. Ieri mattina il curatore Michele Scillieri ha comunicato che a fine mese verranno licenziati i sette dipendenti di Laura Lana

Aziende Lib

aziende lib sesto - per redazione sesto - foto spf.

Sesto San Giovanni, 7 marzo 2015 - «Carissimi, siamo quindi arrivati alla fine. Un saluto a tutti», scrive un manager. Tutti giù dal Titanic. Vale a dire il Lib, l’incubatore di via Venezia, in fallimento da aprile 2013. Ieri mattina il curatore Michele Scillieri ha comunicato che a fine mese verranno licenziati i sette dipendenti ancora a libro paga e che cercherà di consentire alle aziende ancora ospitate di pianificare il trasloco entro la fine di aprile. «Oggi tutto finisce. Le aziende sono costrette a trovarsi altri uffici, a sopportare costi fuori dal loro core business, in pratica a subire danni non pianificati e non dipendenti da loro errori – scrive Graziano Camanzi, uno dei resistenti, in una lettera aperta ai colleghi – Ma soprattutto finisce una storia che è stata bella e che poteva e doveva diventare affascinante». Nata come laboratorio innovativo e strategico che doveva rilanciare il tessuto produttivo e il network dei servizi del Nord Milano, la struttura è stata via via in balìa della mancanza di una politica senza progettualità fino a essere sommersa dai debiti. Un finale davvero inglorioso per il Lib. Fino a oggi nessun salvatore ha bussato alla porta con un piano di risanamento e rilancio economico e industriale concreto. Così l’ipotesi peggiore è sempre più vicina: mettere all’asta l’immobile vuoto, con tutte le incognite che una procedura di questo tipo si porta dietro, non ultima il fatto che la gara pubblica possa andare deserta.

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«Tutti gli attori di questa brutta commedia hanno fatto errori per mancanza di capacità di assumersi responsabilità e, soprattutto, di capacità strategiche – continua Camanzi – Tanto il problema principale non era il loro, bensì delle aziende del nostro incubatore. Penso principalmente alla Provincia, alla Camera di Commercio, al Comune e al liquidatore». Solo due settimane fa l’amministrazione ci credeva ancora. «Non canterei ancora il de profundis – diceva l’assessore alle Attività produttive Virginia Montrasio – La situazione è critica ma confidiamo che le parti in causa possano ancora giocare qualche carta. Il Comune non ha mai fatto mancare la propria attenzione e disponibilità a collaborare a proposte costruttive».

SENZA SPERANZA Nessun salvatore ha bussato alla porta di via Venezia e l’immobile pare destinato a finire all’asta

Eppure ora si è conclusa anche la proroga della gestione provvisoria del curatore fallimentare e si devono tirare le fila: già nell’ultima riunione con le imprese il commissario aveva annunciato che difficilmente ci sarebbe stato un altro slittamento dei tempi. Così i sette dipendenti – da due anni in cassa integrazione a rotazione – saranno licenziati. I contratti delle imprese ospiti erano stati rinnovati fino al 28 febbraio, con opzioni di mese in mese, e ora i manager dovranno fare i bagagli. Delle 20 aziende ancora presenti a novembre ne erano rimaste solo 6. Numeri insostenibili per una struttura che ormai si sosteneva solo con gli affitti e che in questi anni di esercizio provvisorio aveva accumulato una morosità di 60-70mila euro.

laura.lana@ilgiorno.net