Tumore al seno, un test evita la chemioterapia "inutile". Ma è negato a molte donne

Ma il test genomico è a disposizione solo in Lombardia, Toscana e Bolzano. Campagna di sensibilizzazione al via

Tumore al seno (foto di repertorio)

Tumore al seno (foto di repertorio)

Alcuni tipi di tumore del seno in fase iniziale, già operati, possono essere analizzati con un test genomico per definire la cura con più precisione, evitando la chemio se non necessaria. Eppure questo test ha ancora scarsa disponibilità di accesso: è infatti garantito dal Servizio Sanitario Nazionale solo a donne residenti in Lombardia, Toscana e a Bolzano, mentre nel restante territorio nazionale non è autorizzata la rimborsabilità, nonostante esista 'sulla cartà uno stanziamento governativo di 20 milioni di euro, non ancora esecutivo.

Eppure, per gli esperti eseguirlo nelle pazienti in cui è «incerto» il beneficio derivante dall'aggiunta della chemioterapia all'ormonoterapia adiuvate presenta tre vantaggi. Aiuta il medico a definire l'utilità reale di proporre una chemioterapia combinata all'ormonoterapia e può evitare, ogni giorno, a 22 donne di utilizzare una terapia pesante e inutile. Infine, rappresenta un risparmio per il Sistema Salute, evitando i costi di chemioterapie inutili. Per 'mobilitarè verso l'obiettivo di una disponibilità per tutte le donne che ne hanno bisogno è nata la campagna «Chemio, se posso la evito», promossa da Europa Donna Italia con il supporto di Società Scientifiche, di Fondazione Aiom, Ropi (Rete Oncologica Pazienti Italia) e altre Associazioni pazienti.

La campagna ha raccolto 20mila firme per estendere a tutte le donne candidabili l'accesso al test genomico favorendone anche la corretta informazione. Con quest'ultimo obiettivo è nato anche un Quaderno dedicato al test genomico di Fondazione Aiom e Ropi che sarà presentato in un webinar lunedì 26 aprile sui siti www.fondazioneaiom.it e www.reteoncologicaropi.it.

«Poche donne lo conoscono, invece il test genomico - spiega la presidente di Fondazione Aiom-Ropi, Stefania Gori - in pazienti affette da tumori del seno iniziale, operato, con recettori ormonali positivi, HER2 negativo, linfonodi ascellari sani o con massimo 3 linfonodi metastatici, rappresenta uno strumento efficace per stimare il reale beneficio di una chemioterapia in aggiunta alla terapia ormonale sul controllo di sviluppare una recidiva di malattia dopo la chirurgia. In possesso del risultato di rischio, l'oncologo potrà prescrivere con appropriatezza una chemioterapia adiuvante solo se di beneficio»