Dopo i cinquant’anni va sorvegliata la prostata Ma ancora pochi uomini si fanno visitare

Migration

Dopo i cinquant’anni un controllo dallo specialista urologo deve diventare una sana abitudine. Tabù, reticenze, imbarazzi sono ancora oggi i maggiori ostacoli alla prevenzione delle patologie prostatiche. Esami, visite periodiche e attenzioni possono svelare per tempo non solo la fastidiosa iperplasia prostatica benigna, l’ingrossamento della ghiandola sempre più diffusa con l’età, ma fanno anche sospettare la presenza di un tumore della prostata in fase precoce, quindi da prendere in tempo. Sul web all’indirizzo www.prostataquiproquo.it lo spot e le informazioni sulla campagna promossa da Europa Uomo Italia Onlus e Fondazione ONDA, per sensibilizzare gli over 50 e le loro partner. Occorre farsi avanti con fiducia, mai ritardare o rinviare gli appuntamenti per controlli finalizzati alla diagnosi precoce delle affezioni della prostata, il tumore maschile più diffuso (36.000 nuovi casi nel 2020). Non ci sono scuse che tengono, neanche in questo periodo difficile dominato dall’emergenza Covid-19: secondo un’indagine realizzata da Elma Research, sono ancora troppo pochi gli italiani che si sottopongono con regolarità a visita urologica e che rischiano di arrivare tardi, un peccato perché oggi tanti guai possono essere risolti in fase iniziale, con le terapie a disposizione.