Dall’antistaminico al cortisone e all’adrenalina: come si gestisce uno shock anafilattico

È una reazione allergica imponente che si verifica subito dopo il contatto con l’agente scatenante

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Per shock anafilattico si intende una tipologia di shock distributivo provocata da una reazione allergica imponente che tende a verificarsi, nella maggior parte dei casi, entro pochi secondi o minuti (assai raramente oltre 60 minuti) dall’esposizione dell’organismo ad una causa scatenante.

Non è molto noto il fatto che spesso la reazione anafilattica avviene al secondo contatto con l’allergene, non al primo, in quanto occorre necessariamente un periodo di latenza di durata variabile dal primo contatto con l’antigene prima che una seconda esposizione possa scatenare una reazione anafilattica; in questo periodo, si verifica difatti la fase di sensibilizzazione del sistema immunitario. Ciò significa che l’organismo ’capisce’ di non tollerare quell’elemento, e si propara per reagire a un successivo incontro. Ai cibi potenziali induttori di shock anafilattico già elencati in questa pagina, si si possono aggiungere coloranti alimentari, conservanti, sostanze diagnostiche come mezzi di contrasto iodati, agenti biologici quali sangue ed emoderivati, ambientali (pollini, muffe ec.), farmaci quali antibiotici e acido acetilsalilico (aspirina), punture di insetti, serpenti, meduse.

Nei casi più lievi può bastare il ricorso ad antistaminici e cortisonici, Nei casi più gravi, è necessario il ricorso all’adrenalina (o epinefrina) somministrata per via endovenosa, preferibilmente in infusione lenta e continua, a cui si associano soluzioni infusionali per compensare la vasodilatazione periferica, l’ipotensione e la fuoriuscita di fluidi intravascolari nei tessuti. Ulteriori farmaci possono rendersi necessari in relazione allo stato di compromissione funzionale degli organi interessati.

In attesa dei soccorsi sanitari il paziente dev’essere posto nella posizione antishock supino con le gambe sollevate di circa 30 cm (ad esempio con l’ausilio di una sedia), favorendo il ritorno venoso agli organi vitali (cuore e cervello) per semplice effetto della gravità. E, sempre aspettando l’arrivo dei soccorsi, il paziente dev’essere rassicurato sulle sue condizioni e sull’arrivo dell’ambulanza.

Roberto Baldi