Bollate, il caso Bitumati finisce in tribunale

L'azienda ricorre al Tar contro il divieto di aumentare la produzione

La fabbrica invisa ai cittadini

La fabbrica invisa ai cittadini

Bollate (Milano), 18 agosto 2018 - La guerra fra Bitumati 2000 e territorio finisce nelle aule dei tribunali. Il colosso bergamasco dei manti stradali ha fatto ricorso contro il respingimento dell’aumento della produzione e, trascina davanti ai giudici del tribunale regionale della Lombardia il Comune di Bollate, Ats (Agenzia della salute di Città metropolitana), Ato (Ufficio d’Ambito di Città metropolitana) e il Parco Regionale delle Groane. Obiettivo ottenere «l’annullamento del verbale della conferenza dei servizi conclusiva per l’esame della richiesta di autorizzazione Unica ambientale Aua», e «il risarcimento dei danni conseguenti all’approvazione dei provvedimenti impugnati».

L’azienda che produce conglomerati bituminosi utilizzati per le più importanti infrastrutture pubbliche (strade, autostrade, piste degli aeroporti) nel 2005 (a febbraio) sbarca in via Pace a Cassina Nuova di Bollate subentrando alla Cooperativa Selciatori e mantiene le stesse autorizzazioni alle emissioni in atmosfera già rilasciate al vecchio impianto produttivo. Le potenzialità sono enormi, a marzo, senza perdere tempo, Bitumati avvia la richiesta per l’aumento della produzione. Parte l’iter burocratico: tre conferenze di servizi, pareri, deduzioni e controdeduzioni si rincorrono fino ad aprile scorso. Ai primi pareri favorevoli del 2017 raccolti dall’azienda si contrappongono, nel 2018, quelli contrari riformulati dal Comune di Bollate che sostiene l’incongruità fra il progetto di ampliamento e il suo piano di governo del territorio. Anche il Parco delle Groane torna sui suoi passi e afferma che l’attività non è compatibile con la normativa del parco, e nemmeno coerente con le abilitazioni rilasciate nel lontano 2007. L’ampliamento viene respinto.

Cantano (con cautela) vittoria e plaudono all’operato del Comune in quei giorni le mamme, le famiglie, le donne che contro l’inquinamento subito avevano fondato un anno prima il Comitato Insieme per Ambiente Salute di Cassina Nuova: frazione di 10 mila abitanti, molti dei quali costretti a una vita a finestre chiuse per la puzza e la polvere, a scuole senza intervalli nei giardini e parchi confinati. Per mettere il bastone fra le ruote al tentativo di ingigantirsi della Bitumati hanno depositato 450 denunce in Procura, raccolto oltre 1300 firme, realizzato serate pubbliche e decine di banchetti in piazza.

L’ombra del ricorso era dietro l’angolo. Bitumati per voce dei suoi tre avvocati nelle motivazioni della richiesta di annullamento dei provvedimenti a lei sfavorevoli parla di violazione e falsa applicazioni di alcuni articoli in materia di «eccesso di potere per carenza dei presupposti e di istruttoria, sviamento, contraddittorietà, illogicità e ingiustizia manifeste». Il Comune si prepara ad opporsi impegnando a bilancio la somma complessiva di 6344 euro per dare all’avvocato Claudio Venghi del Foro di Milano il mandato di difendere le ragioni dell’amministrazione comunale davanti ai giudici del Tar.