Pavia, i misteri delle ossa di re Liutprando

I monasteri imperiali svelano dettagli del passato longobardo di Pavia

Il professore Saverio Lomartire

Il professore Saverio Lomartire

Pavia, 28 aprile 2018 - Pavia - «Resti ossei ritenuti del re Liutprando». Si legge questo sull’urna che ieri, con una solenne cerimonia, è stata rideposta nella basilica di San Pietro in Ciel d’oro accanto all’Arca che custodisce le spoglie di Sant’Agostino, arrivato a Pavia proprio per volere del sovrano longobardo. Estratte nel gennaio scorso per effettuare una ricognizione paleopatologica, quelle ossa hanno cominciato a raccontare una parte della loro storia. Innazitutto che non appartengono a una sola persona. All’interno della cassettina di legno vecchio, molto tarlata e incastonata in un pilastro della chiesa, sono state trovate tre tibie sinistre, una attaccata da un’infezione forse procurata in battaglia, che appartenevano a tre individui di ceto elevato, che mangiavano carne e possedevano una muscolatura molto forte. «Una tibia – ha spiegato il paleontologo dell’Università di Pisa Gino Fornaciari – risale al VI secolo e non può appartenere a Liutprando, vissuto nel VIII secolo. Le altre due devono essere sottoposte a lunghe indagini, ma di certo appartenevano a esponenti di una classe sociale elevata, magari re arrivati prima di Liutprando».

Gli studi di ui si è cominciato a parlare ieri mattina durante la conferenza “Pavia. I monasteri imperiali. Un anno di indagini, scoperte e progetti” proseguiranno anche a microfoni spenti. «San Pietro in Ciel d’oro – ha aggiunto Saverio Lomartire, dell’Università del Piemonte Orientale – è un importante monastero nel quale sono state portate le reliquie di Sant’Agostino e le ossa ritenute di Liutprando». E quello che si trovava a nord delle mura e lungo l’antica strada per Mediolanum non è l’unico edificio religioso al centro degli studi, anche su San Salvatore si è concentrata l’attenzione degli esperti. «I due monasteri hanno ricevuto molti benefici dall’imperatore. Vicino al complesso di via Riviera Federico Barbarossa ha fatto costruire un palazzo». Ma c’è un mistero ed è quello legato al campanile interrotto scovato attraverso le indagini con il georadar.

«È un’anomalia, forse attribuibile a una basilica preesistente. Andando dentro con telecamere si potrebbe vedere se vi siano i resti di un campanile ancora più vecchio o se sia vuoto». Oggi quella costruzione è nascosta dietro una parete, ma la sua parte più alta merita di essere restaurata e se ne occuperà la scuola d’arte e restauro. Intanto c’è un piccolo giallo: «Per secoli San Salvatore ha avuto due campanili sulla facciata, poi sembrarono non servire più e nel 400 i monaci ne costruirono uno a vela, come si dice, che in realtà è una specie di muretto al posto del grande campanile romanico pavese sullo stile di San Lanfranco». Perché? Cosa si nasconde sotto la basilica? Il georadar ha rilevato anomalie, ma per capire di cosa si tratta si dovrebbe scavare.