Le maestre “bulle“ si vendicano Ma la Procura chiede l’archiviazione

Le docenti pavesi sospese avevano sporto denuncia contro la mamma-collega per la “violazione“ della chat

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La vendetta delle tre maestre “bulle“ contro la mamma del bimbo che avevano preso di mira quasi certamente non avrà esiti giudiziari. La Procura ha già chiesto l’archiviazione della denuncia presentata da due di loro e la sorte della terza appare segnata. Scoperte dalla madre di un loro alunno a deridere il bimbo in chat, due docenti erano state poi sospese da scuola per qualche giorno dal provveditore e tutte e tre trasferite all’inizio di quest’anno scolastico.

È la clamorosa vicenda che ha travolto nei mesi scorsi la scuola primaria Carducci di Pavia. Pirla, pirletta, bambino di merda: tutti “complimenti“ dedicati

dalle maestre a un proprio allievo di 8 anni, messi per scritto in una chat di WhatsApp. Un’insegnante aveva anche “postato“ una foto del bimbo seduto al banco ma in castigo. E quando quei messaggi erano stati letti casualmente da un’altra docente, che però era anche la mamma del bambino preso di mira, il caso della maestra che “bullizza“ l’alunno era esploso.

La donna aveva scoperto gli insulti a suo figlio sedendosi per caso davanti al computer di un’aula dove la chat fra le sue colleghe era rimasta aperta. Si rese conto che per quattro mesi, da novembre a febbraio scorsi, il bambino era stato vittima di pesanti sfottò. La mamma aveva denunciato le colleghe, ma la procura di Pavia chiese quasi subito l’archiviazione per i possibili maltrattamenti, abuso di mezzi di correzione o diffamazione.

Così scattò la reazione delle tre maestre “bulle“, che a loro volta in sequenza denunciarono la collega mamma del bimbo, accusandola di aver abusivamente letto la loro corrispondenza sul computer della scuola.

Inchiesta parallela, questa, finita alla procura di Milano competente a livello distrettuale per i reati informatici, e che ha visto indagata proprio la mamma. Ora però si avvicina anche per lei la possibile archiviazione poiché non avrebbe fatto nulla per violare la corrispondenza delle sue colleghe: la chat era stata dimenticata aperta da una di loro.

Mario Consani