"Si chiede la revisione in autotutela degli atti compiuti dall’amministrazione comunale". A presentare ieri l’istanza è stato Marco Anselmetti di Progetto popolare, che vorrebbe aprire un dibattito sulla costruzione di una palestra nel cortile posteriore di pertinenza del liceo Cairoli. I lavori, che avrebbero dovuto partire alla fine del mese scorso, oggi non sono ancora cominciati. "Qualunque cittadino può presentare un’istanza – ha aggiunto Anselmetti –. L’amministrazione non ha l’obbligo di accoglierla, solitamente però risponde. Spero che il sindaco Michele Lissia si assuma di riesaminare la pratica e che si discuta di un progetto approvato tra molti imbarazzi a metà luglio dell’anno scorso, quando molte persone erano in vacanza. Se per far entrare in cortile un’autogru di grandi dimensioni non fossero stati fresati i capitelli di palazzo Olevano, la cittadinanza si sarebbe accorta forse troppo tardi che si vuole costruire una palestra nel giardino settecentesco, accanto a palazzo del Maino che risale al 1400".
Il progetto per edificare una palestra di 540 metri quadrati realizzata con mattoni a vista, acciaio, vetro, verde per mitigare, costerà un milione e 340mila euro di fondi Pnrr. A realizzarla, per dare ai 1.700 studenti uno spazio per praticare scienze motorie, sarà la Provincia in uno spazio di proprietà comunale. Per questo viene tirato in ballo il sindaco, che ha la delega all’urbanistica. "Quello che può sembrare un elemento impattante, non lo è – aveva detto in consiglio comunale il dirigente della Provincia Antonio Massaro –. Potrebbe vedere la palestra uno studente del Cairoli che si affacciasse dalla finestra retrostante, non il cittadino che passa sulle strade. La palestra non può essere interrata perché sotto si trovano dalle mura della città a reperti archeologici".
L’intervento, però, è partito con il piede sbagliato. Alla fine di agosto, per far entrare nel cortile che si affaccia su corso Mazzini un’autogru, sono stati danneggiati due capitelli, un danneggiamento avvenuto a seguito di una condotta volontaria dell’impresa non riconducibile ad alcuna lavorazione, tantomeno funzionale alle operazioni di cantiere necessarie per la realizzazione della palestra. L’impresa ora si farà carico della ricostruzione dei manufatti sostenendo una spesa che la Sopintendenza ha quantificato in circa 20mila euro. Il ripristino dovrà avvenire in tempi brevi e dovrà essere un artigiano esperto nella lavorazione del granito a realizzare un inserto in pietra simile all’originale.