Esclusa dall’Albo, continua a esercitare: avvocato di Pavia alla sbarra

Aperto il processo nei confronti di una 54enne. Riceveva i clienti in strada

L’ingresso del palazzo di Giustizia

L’ingresso del palazzo di Giustizia

Pavia, 14 dicembre 2018 - Nelle aule del tribunale di Pavia è tornata non come avvocato, ma come imputata. Una cinquantaquattrenne è a processo con l’accusa di esercizio abusivo della professione e truffa. Nonostante fosse stata cancellata dall’albo professionale, continuava a svolgere la professione di legale, assistendo una cliente dalla quale si è anche fatta pagare. Ma è stata smascherata da un collega. La professionista era stata cancellata d’ufficio dall’albo degli avvocati nel dicembre 2011. Tuttavia tra il 2012 e il 2014 ha continuato a praticare, tanto che ha seguito una cliente nella preparazione di un’istanza fallimentare. Come si legge nel capo d’imputazione, «con artifici e raggiri consistiti nel presentarsi come avvocato con studio legale in Milano», ha indotto in errore la cliente, la quale, proseguono le carte, «le conferiva mandato per assistenza legale versandole a titolo di acconto» 350 euro e successivamente a titolo di saldo 400 euro, così conseguenzo «un ingiusto profitto con corrispondente danno altrui».

La cliente, che si è costituita parte civile al procedimento con l’avvocato Massimo Adriatici, però aveva notato qualcosa di strano. La donna si era confidata con il legale spiegando che certi comportamenti della cinquantaquattrenne la lasciavano perplessa. In primis, non la riceveva mai in studio, ma sempre in stazione o per strada. Sembra poi che prendesse contanti e non facesse fattura. Da una rapida ricerca, è poi emerso che la donna risultava essere stata cancellata dall’albo professionale già da alcuni anni. A gennaio 2014, la cliente ha sporto denuncia formalmente nei suoi confronti. Tuttavia, la cinquantaquattrenne si è presentata in tribunale all’udienza civile organizzata per discutere la causa della sua cliente. In quell’occasione, erano intervenute le forze dell’ordine che l’avevano identificata e allontanata. Le è stato contestato il reato previsto all’articolo 348 del codice penale che punisce l’esercizio abusivo delle professioni per cui è richiesta l’abilitazione dello Stato e il reato di truffa previsto all’articolo 640 del codice penale. Ieri si è aperto il processo a suo carico: la donna ha chiesto la messa alla prova ai servizi sociali.