I rastrellamenti. Quei “ribelli“ finiti nei lager

Giovanni Poli, Vincenzo Moino e Libero Casarini furono prelevati dalle loro case e non fecero ritorno.

I rastrellamenti. Quei “ribelli“ finiti nei lager

I rastrellamenti. Quei “ribelli“ finiti nei lager

Giovanni Poli non aveva ancora 41 anni, aveva però una moglie, una casetta a Sant’Albino e un lavoro come operaio alla Falck di Sesto San Giovanni. Tempo un mese e sua moglie gli avrebbe dato il quinto figlio. Non ebbe modo di conoscerlo. Perché il 12 marzo 1944 venne prelevato a forza dalla sua casa nei rastrellamenti che portarono via 17 brianzoli come lui che avevano protestato contro il Regime. Sarebbe finito a Mauthausen. Il numero di matricola 59068 venne trasferito a Gusen, “il cimitero degli italiani”, dove morì il 16 giugno 1944. A ricostruire la sua vicenda è stato Lorenzo Citterio, nipote di un altro internato da Sant’Albino, Luigi Montrasio (preso ironia della sorte per un caso di omonimia). E morto pure lui. "Avevo trovato il pizzino gettato dal treno in cui avvertiva di essere stato portato via, in casa non si parlava più di quella triste vicenda, l’ho ricostruita".

Lo scorso anno una pietra d’inciampo è stata dedicata a Montrasio, quest’anno è toccato a Giovanni Poli,

Vincenzo Moino, Libero Casarini, rispettivamente in via Giovanni dalle Bande Nere, in via Spalto Piodo e in via Carlo Prina 2. La posa avverrà questa mattina, prima della cerimonia al Bosco della Memoria. Citterio ci sarà, insieme ai famigliari dei tre internati. "Non potevo mancare – spiega – avevo protestato con una lettera chiedendo che le pietre venissero posate con i familiari e non solo dagli operai dell’ufficio strade come era accaduto per mio nonno vanificando in parte questo momento così toccante".

Vincenzo Moino era un lavoratore alla Breda durante la guerra, e non mancò di far trasparire il suo antifascismo. Venne arrestato sul posto di lavoro il 28 febbraio 1944. Morì a Gusen il 31 maggio.

Libero Casarini, anch’egli antifascista, venne arrestato probabilmente all’inizio del 1944 e fu incarcerato inizialmente a San Vittore, per poi essere trasferito a Mauthausen e infine al Campo di Ebensee, dove morì il 28 gennaio 1945. La cerimonia ufficiale al Bosco della Memoria si svolgerà in via Messa alle 11.30 e interverranno il sindaco, le massime autorità cittadine e i rappresentanti di Anpi e Aned. Quest’anno, inoltre, sono stati coinvolti nell’iniziativa gli studenti degli istituti Bellani e Bonatti, che parteciperanno con proprie letture e riflessioni.

"È la conferma – afferma il sindaco Paolo Pilotto – che, anche dopo tanti anni, si può ancora fare molto per tenere vivo il ricordo delle deportazioni e della tragedia che fu l’Olocausto".

Dario Crippa