Biden come Trump. "Gli inglesi ci diano subito Assange"

Il presidente Usa vuole processarlo per 18 capi di accusa ma gli inglesi si rifiutano di estradarlo, tensione tra i due Paesi alleati

 Un'immagine di Julian Assange durante la sua prigionia

Un'immagine di Julian Assange durante la sua prigionia

 Washington, 13 febbraio 2021 - Su una cosa Biden è perfettamente in linea con Trump: la richiesta di estradizione per Assange e il processo per alto tradimento all’America. E anche il nuovo presidente Usa sulla questione non transige. Ma resta l’ostacilo degli inglesi, tradizionali e fedeli alleati di Washington, ma sempre irremovibili sulle questioni etiche. L’amministrazione Usa ha infatti impugnato la decisione delle autorità britanniche di non estradare il fondatore di Wikileaks Julian Assange, per i suoi problemi di salute mentale che aumenterebbero il rischio di suicidio se trasferito negli Usa.  A dare la notizia è il Guardian, uno dei più informati quotidiani progressisti britannici. Il dipartimento di giustizia aveva tempo sino a venerdì per fare appello. La mossa conferma che Joe Biden vuole processare Assange, incriminato negli Usa con 18 capi di accusa per aver collaborato con l’analista della Cia Chelsea Manning e aver divulgato nel 2010 centinaia di migliaia di messaggi diplomatici top secret: fu una delle più colossali fughe di notizie della storia, che mise gravemente in pericolo e in imbarazzo la Casa Bianca. 

Assange, che compirà 50 anni a luglio, è il fondatore dell’organizzazione divulgativa WikiLeaks. Nel 2010 è assurto ad ampia notorietà internazionale per aver rivelato proprio tramite WikiLeaks documenti classificati statunitensi, ricevuti dalla ex militare Chelsea Manning, riguardanti crimini di guerra; per tali rivelazioni ha ricevuto svariati encomi da privati e personalità pubbliche, onorificenze (tra cui il Premio Sam Adams, la “Gold medal for Peace with Justice” da Sydney Peace Foundation e il “Martha Gellhorn Prize for Journalism”), ed è stato ripetutamente proposto per il Premio Nobel per la pace per la sua attività di informazione e trasparenza.

Dall’11 aprile 2019 è incarcerato nel Regno Unito presso la Her Majesty Prison Belmarsh, prima per violazione dei termini della libertà su cauzione conseguente a controverse accuse di stupro della Svezia (poco dopo archiviate), e poi in relazione ad una sopraggiunta richiesta di estradizione fatta dagli Stati Uniti d’America per le accuse di cospirazione e spionaggio.

La detenzione e le eventualità di estradizione negli USA, hanno suscitato forte protesta e appelli per il rilascio da parte dell’opinione pubblica e di svariate organizzazioni per i diritti umani, fino all’attivarsi del relatore ONU sulla tortura, il quale nel novembre 2019 ha dichiarato che Assange deve essere rilasciato e la sua estradizione deve essere negata, dichiarazione successivamente fatta propria anche dal Consiglio d’Europa. Lo scorso 5 Gennaio 2021 la giustizia inglese nega l’estradizione di Assange per motivi di natura medica, nello specifico per il bene della sua salute mentale poiché alto è il rischio di tendenze suicide