I comandanti del battaglione Azov trasferiti in carcere a Mosca. Guerra anche tra culture

Per contrastare la russificazione del Paese, Kiev vieta libri e prodotti editoriali da Russia, Bielorussia e territori temporaneamente occupati

I comandanti del battaglione Azov dopo l'arresto a Mariupol

I comandanti del battaglione Azov dopo l'arresto a Mariupol

I comandanti imprigionati dopo essersi arresi nelle acciaierie Azovstal di Mariupol, sono detenuti nel carcere di Lefortovo a Mosca. A rivelarlo è una fonte delle forze dell’ordine citata dall’agenzia russa ‘Tass’, che già ieri aveva dato notizia del trasferimento dei comandanti. Tra quelli portati nel carcere russo ci sarebbero il vicecomandante del reggimento Azov, Svyatoslav Palamar, e Sergei Volynsky, comandante della 36esima brigata dei marines ucraini.

 Gia’ in precedenza era stato rivelato che il vice comandante di Azov, Svyatoslav Palamar, chiamato ‘Kalina’, e il comandante della 36esima brigata dei marines ucraini, Sergey Volynsky (‘Volyn’), erano stati trasferiti in Russia. Secondo quanto riferito dalla Tass russa, Palamar, prima della guerra in Donbass, aveva gia’ partecipato alle proteste a Maidan e alla Rivoluzione arancione nel 2004-2005. 

Volynsky e’ diventato un volto noto alla stampa internazionale per i suoi appelli al presidente americano Joe Biden, al Papa e al premier Boris Johnson durante l’assedio russo della fabbrica Azovstal. Sono oltre un migliaio i soldati ucraini catturati a Mariupol che sono stati trasferiti in Russia e un’altra parte dei prigionieri di guerra ucraini dovrebbe essere portato nella Federazione a breve, ha aggiunto la fonte alla Tass, sostenendo che potrebbero essercene piu’ di 100 a Mosca, inclusi mercenari stranieri che si sono arresi alla Azovstal. 

Intanto, se non può chiudere le porte alle bombe, l’Ucraina vuole lasciare fuori dai suoi incerti confini perlomeno la cultura russa. Lo ha fatto vietando con due diversi disegni di legge velocemente approvati dal Parlamento di Kiev, la Verkhovna Rada, l’importazione e la distribuzione di libri e prodotti editoriali da Russia, Bielorussia e «territori temporaneamente occupati», oltre che dei volumi in russo provenienti anche da altri Paesi. Contemporaneamente, è stata imposta a tempo indefinito l’esclusione di tutti i musicisti che hanno la cittadinanza russa dalle esibizioni pubbliche, concerti e manifestazioni. 

Per gli artisti però c’è una lista bianca: dal divieto sono esclusi tutti coloro che hanno condannato l’invasione di Mosca e che entrano in un elenco di cui si occuperà direttamente un’istituzione come il Consiglio nazionale di Sicurezza e Difesa. Per essere ammessi e ottenere un permesso, bisognerà presentare una domanda ufficiale al Servizio di sicurezza ucraino.

La lista sarà resa pubblica e aggiornata. La breve discussione parlamentare che ha portato alle nuove regole - il testo è stato presentato dal primo ministro Denis Shmygal lo scorso 11 maggio - dimostra la determinazione di Kiev a voltare pagina e a difendere l’identità nazionale su più piani, non solo quello militare. 

Tanto più di fronte alla russificazione forzata che gli invasori stanno compiendo nei territori occupati, a cominciare dai programmi scolastici. A dimostrazione che i tempi sono definitivamente cambiati, anche la decisione di Kiev di aumentare l’utilizzo della lingua ucraina in radio e tv: le trasmissioni radiofoniche dovranno tenere conto che la quota di canzoni in lingua nazionale dovrà arrivare al 40% dall’attuale 35%.