Pazza Inter, ma il Sassuolo di più

Match rocambolesco a Milano, pochi giorni dopo il ko di Bergamo i neroverdi trovano un pari da cineteca

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di Stefano Fogliani

Andateci voi, a San Siro, a giocare contro l’Inter dopo 4 gol presi 3 giorni prima dall’Atalanta. E andateci, se siete capaci, a proporre la stessa idea di gioco ma cambiando più di metà squadra. E, se riuscite, provate anche a risalire da un doppio svantaggio, andare oltre qualche episodio arbitrale dubbio – al Sassuolo manca un rigore – e pareggiare per 3-3. De Zerbi lo fa, il Sassuolo lo segue e si prende il primo punto della sua fase 2, pazza non meno di una squadra, quella neroverde, sotto di un gol a 9’e a 4’ dalla fine, e capace di risalire. ‘Pazza Inter’? Nemmeno il Sassuolo scherza, e dà vita ad un ‘derby dei pazzi’ che riaccende i neroverdi mettendo i bastoni tra le ruote di Conte, che chissà quanto rimpiangerà questo pareggio. Ne cambia cinque, il tecnico nerazzurro, aggiungendo a turnover annunciato – Moses e Valero – anche Biraghi e Ranocchia in difesa e Sanchez in attacco, De Zerbi addirittura sette. Difesa e mediana rivoluzionate, rispetto a Bergamo, dei 10 di movimento, si ‘salvano’ solo Boga, Berardi e Caputo e proprio Caputo accende il match, trovando dopo 4’ il gol che manda in vantaggio i neroverdi tra la sorpresa dei più. Perché è vero che il Sassuolo dentro il Meazza nerazzurro è abituato a fare bene – non ci perde dal settembre del 2014 – ma è anche vero che l’Inter di Conte era chiamata, ipse dixit, alla ‘gara della vita’. Interpretata a lungo, nonostante lo svantaggio, in maniera fin troppo compassata dai suoi, che a lungo lasciano campo – e iniziativa – al Sassuolo. Che riparte con disinvoltura – non meno di quattro occasioni potenziali, vanificate dalla scelta sbagliata dell’ultimo passaggio – ma difetta di killer instict. Berardi non sfrutta un uno contro uno, poi non trova lo specchio che non troverà nemmeno Djuricic, Rogerio è troppo timido quando arriva dalle parti di Handanovic e l’Inter, che fin lì si era visto solo su punizione al 15’, fa capire quanto il cinismo, a questi livelli, faccia la differenza. E quanto pesi se si tratta di combattere ogni tre giorni: c’è un rigore che sposta gli equilibri (Boga frana su Skriniar e manda sul dischetto Lukaku) e rimette l’Inter in linea di galleggiamento, ma c’è anche quel’idea di ‘azzannare’ la gara che al Sassuolo, più bello che cattivo, fa difetto a lungo. Nel giro di 5’, complice il sorpasso di Biraghi, il Sassuolo smette i panni del vincente e indossa quelli del vinto, palesando fragilità note. Avevano già preso due gol in 7’ a Bergamo, i neroverdi, e il Meazza pare confermare sensazione di poca solidità che il finale riscatterà. Bene dalla cintola in su, fluido in costruzione, il Sassuolo vanifica patendo nella sua metà campo quanto di buono fa nell’altra, almeno fino alla trequarti. L’Inter, già detto, è meno bella ma più quadrata, e il vantaggio la spinge verso Consigli con una convinzione che nel Sassuolo sembra scemare. Perché un conto è giostrare tra possesso e palleggio quando sei in svantaggio, un altro cercare varchi che varrebbero rimonta. Questione, anche mentale, oltre che fisica, e l’Inter della ripresa sembra prevalere sia sulla prima che sulla seconda. Sembra, appunto: va a un passo dal tris quando Gagliardini centra la traversa da due passi, ma siamo solo all’inizio. Berardi pareggia dal dischetto al minuto 81, l’Inter rimette la testa avanti, con Borja Valero, ma Magnani svernicia di nuovo i nerazzurri e inchioda ad un 3-3 che magari cambia i destini del Sassuolo. E, sicuramente, quelli dell’Inter, almeno in chiave scudetto.

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