Kurt Hamrin è morto: strappato alla Fiorentina per volere di Nereo Rocco, al Milan vinse tutto

L’Uccellino svedese nelle due stagioni disputate in rossonero mise in bacheca scudetto, Coppa delle Coppe (doppietta in finale con l’Amburgo) e Coppa dei Campioni. Il rapporto d’affetto con il Paròn

Kurt Hamrin con la maglia del Milan; a destra, in una foto più recente (Germogli)

Kurt Hamrin con la maglia del Milan; a destra, in una foto più recente (Germogli)

Milano, 4 febbraio 2024 – Il suo nome resterà sempre legato alla Fiorentina, portata a trionfare per due volte in Coppa Italia e una in Coppa delle Coppe, ma è impossibile dimenticare il capitolo rossonero della vicenda calcistica di Kurt Hamrin, “l’uccellino” svedese morto oggi, domenica 4 febbraio, alla soglia dei 90 anni.

A Milano Hamrin conquistò l’unico scudetto della sua esperienza in Italia, nel 1968, a 34 anni compiuti. Non solo: nelle due stagioni con il Diavolo mise in bacheca anche una Coppa delle Coppe, da lui firmata con una doppietta nella finale contro l’Amburgo e, l’anno successivo, la seconda Coppa dei Campioni delle sette sollevate dal Milan.

Oggi il Milan l’ha voluto ricordare sui social, listati a lutto per la sua scomparsa. Denso di cordoglio lo stringato messaggio di saluto. “Ci ha lasciati Kurt Hamrin – si legge su X – protagonista di successi indimenticabili nella storia rossonera. Tutto l’AC Milan si unisce al cordoglio della sua famiglia in questo momento di dolore”. 

Hamrin in rossonero

Kurt Hamrin arrivò al Milan nel 1967, a 33 anni, espressamente voluto dal Paròn Nereo Rocco. L’allenatore triestino, che l’aveva avuto al Padova a fine anni ‘50, era convinto che l’ala svedese avesse ancora molto da dare e potesse rappresentare un’ulteriore arma per una squadra che faceva dell’esperienza e della facilità nell’andare in gol due delle caratteristiche principali.

Il ruolino di marcia di Hamrin a Milano è impressionante: in due sole stagioni gioca 61 partite e mette a segno 17 reti, confermandosi attaccante difficilissimo da marcare per velocità e imprevedibilità. “Ha un cronometro svizzero in testa”, diceva di lui Rocco, il suo mentore italiano.

Con il Milan vince scudetto e Coppa delle Coppe il primo anno, il 1968, Coppa dei Campioni contro l’Ajax il secondo, il 1969. Su entrambi i successi europei c’è la sua firma. Nella finale di Coppa delle Coppe segna la doppietta decisiva contro l’Amburgo. L’anno successivo un suo gol nella semifinale d’andata contro il Manchester United (sfida che Hamrin considerò per sempre la vera finale della competizione) lancia i rossoneri verso una sofferta qualificazione per l’ultimo atto, dominato contro l’Ajax di Crujiff per 4-1.

Il rapporto con Rocco

Hamrin fu uno dei tanti figliocci di Nereo Rocco. Il tecnico giuliano lo “strappò” alla Fiorentina, finendo per provocare quasi una rivolta fra i tifosi gigliati. Spuntò addirittura l’ipotesi di un “manifesto” di tifosi intellettuali che chiedevano alla società di fare marcia indietro sulla cessione. La voglia di affermarsi con un’altra maglia e l’affetto per il Paròn, però, furono troppo forti.

"Il periodo con i rossoneri è stato ricchissimo di soddisfazioni sia sul piano umano che su quello sportivo – disse Kurt Hamrin in un’intervista reperibile sul sito “internetgoldcalcio” – Ho vinto quasi tutto: scudetto, Coppa delle Coppe, Coppa Campioni ed Intercontinentale! Per me Rocco era sì un grande allenatore, ma specialmente un grande uomo. Con la sua personalità e la umanità i giocatori venivano trattati principalmente come uomini. In questo modo si andava in campo rendendo anche di più”. 

A fine carriera Hamrin tornò a vivere a Firenze, la città dove era diventata un idolo. Senza dimenticare, però, il suo periodo in rossonero, partecipando a numerose rimpatriate con i compagni dell’epoca, per il quale è sempre rimasto l’uccellino che volava sulla fascia convergendo verso l’area per micidiali picchiate a rete.

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