Baby K, un’Icona. Da zero a cento

In diretta Facebook il nuovo disco, le hit e i progetti

Baby K al Giorno

Baby K al Giorno

Milano, 16 novembre 2018 -  Sii te stessa. Pensa in grande. Conosci i tuoi limiti. Il cammino per diventare una femmina alfa inizia così. Parola di Baby K, in redazione ieri a “Il Giorno” con le attese, le speranze e le certezze di “Icona”, il nuovo album sul mercato da oggi per dare un seguito ai trionfi del predecessore “Kiss Kiss Bang Bang”; dieci nuove canzoni che l’eroina di “Da zero a cento”, all’anagrafe Claudia Judith Nahum, presenta domenica alle 15 da Varese Dischi e alle 18 alla Feltrinelli di Milano, poi il 25 alle 17 all’Oriocenter di Bergamo.

Claudia, quanto ha pesato il successo del predecessore su questo nuovo album?

«Poco o nulla. Anche se mi sono messa al lavoro con coscienza del mio percorso, sapendo che venivo da alcuni singoli appunto di successo. Tant’è che siamo partiti proprio da quelli, allargando però poi il campo anche ad altri generi, capaci di mettere in evidenza anche altri gusti e lati del mio carattere; insomma, un caleidoscopio di emozioni, sempre però in linea col mio stile».

Cosa metterebbe di questo disco nella playlist del telefonino?

«Tutto. Ma, dovendo necessariamente fare una scelta, forse “Da zero a cento” per il suo spirito internazionale, “Certe cose” con J-Ax o “Vibe” con Vegas Jones e Gemitaiz per il legame con le mie radici rap, e “Sogno d’oro e di platino” perché è riuscito a sorprendere pure me che non pensavo di saper scrivere pezzi del genere».

Come si diventa un’ “icona”?

«Anche se il titolo non si riferisce a me, ma all’ossessione che hanno in tanti di diventare “icone” del web a suon di visualizzazioni e di “like”, penso che il segreto stia nel piacere al pubblico senza inseguirlo, senza correre dietro a quelle che pensi possano essere le sue aspettative».

Cinque anni fa ha teorizzato la femmina alfa in un libro pieno di principi e di consigli, ma qual è la caratteristica principale?

«Una buona conoscenza di se stessi. Se poi conosci pure i tuoi limiti, ti risparmi un sacco di delusioni».

La sua carriera in tre flash.

«Innanzitutto le radici rap e l’aver frequentato il mondo dell’autoproduzione. Poi il contratto con una major del disco e l’album con la direzione artistica di Tiziano Ferro, a cui sarò eternamente grata. Poi il successo di “Roma-Bangkok” con Giusy Ferreri e il lavoro su questo nuovo album che mi rappresenta completamente».

Sinceramente, se li aspettava i 9 dischi di platino e i 229 milioni di visualizzazioni di “Roma Bangkok”?

«Assolutamente, no. Quando mi è arrivato quel pezzo era più latino di quelli che canta Enrique Iglesias. Così mi sono detta che avremmo dovuto rivederlo un po’, renderlo più elettronico e avvicinarlo al mio mondo. Ma chi l’avrebbe mai inciso in Italia un reggaeton? È un azzaRdo? È folle? Facciamolo!».

Il 28 marzo sarà al Fabrique Milano e il 29 al Largo Venue di Roma.

«Due date speciali, celebrative per festeggiare il repertorio che ho consolidato negli anni. Ci saranno delle sorprese. Ormai ho maturato un bel repertorio e non vedo l’ora di portarlo, finalmente, suo palco nei modi e nei tempi di un vero show».

Un grande artista internazionale da omaggiare in concerto?

«Stevie Wonder, perché no. Oppure i Beatles di “Here comes the sun”».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro