L’Inter non c’è, Belotti le mette paura 2-2

Spalletti avanti con Perisic e De Vrij, ma il Gallo avvia la rimonta che porterà al pareggio

Belotti esulta per il gol, Inter delusa

Belotti esulta per il gol, Inter delusa

Milano, 27 agosto 2018 - Due partite, zero vittorie. Nemmeno il ritorno a San Siro, davanti a poco meno di sessantamila spettatori, regala all’Inter il sapore della vittoria. Il Torino strappa il 2-2, più che meritato, e scatena i primi fischi della stagione al Meazza. Non bastano 45’ chiusi avanti di due reti (Perisic e De Vrij) per uscire vittoriosi al triplice fischio: alla seconda di campionato il ritardo dalla testa è già di cinque lunghezze, complice il ritorno dei granata con Belotti e Meité. Eppure il primo ad arrabbiarsi tra i toscani in panchina era stato Mazzarri: arriva presto il gol di Perisic e non è frutto di un assedio al fortino. Basta un solo nerazzurro in area, il croato, a raccogliere l’invito radente di Icardi dalla destra. E’ un vantaggio che cambia molto a livello psicologico, non troppo sul piano tattico.

Il Torino ha una sua idea di partita e la segue, restando corto e non scoprendosi eccessivamente. La gara si imbruttisce, mostra i crismi di una sfida di inizio stagione, con meccanismi ancora da oliare. Se pressata nei suoi interpreti di minor capacità nel palleggio, l’Inter mostra il lato debole e quando riparte non segue l’azione a dovere. Spiccano le rare giocate dei singoli: un lancio di Brozovic di quaranta metri ad aprire il fronte per Politano, la punizione dell’ex attaccante neroverde sulla testa di De Vrij per il 2-0 dell’Inter. Un fischio che fa arrabbiare da matti il Torino (Meité non ha così torto). Se non col minimo sforzo, si può ben dire che i nerazzurri siano doppiamente avanti senza doversi strappare le vesti. Ai granata non sembra vero di essere già così in ritardo alla mezz’ora, benché gli zero tentativi verso i tre pali di Handanovic siano testimonianza di qualcosa da migliorare. Solo da fermo, con Iago Falque, i granata sfiorano il gol che potrebbe riaprire la gara. Alla fine la firma dell’1-2 arriva lo stesso, perché l’Inter comincia il secondo tempo con il freno a mano tirato. Paga l’errore del singolo, Handanovic, che valuta malissimo un lancio di Iago Falque per Belotti e spalanca la porta all’affondo del “Gallo”, ma è una conseguenza dell’atteggiamento più “molle”, impaurito, molto vicino a quello già visto a Reggio Emilia. Mazzarri capisce l’antifona e rischia: Ljajic per Soriano, Toro più offensivo, che raccoglie con Meité i frutti di ciò che semina.

Sul lato opposto piove sul bagnato: si ferma per infortunio Asamoah ed entra il più titubante Dalbert. Decisamente più applaudito l’ingresso di Keita, con cui Spalletti torna al 4-2-3-1. Non è questione di moduli, però, se a mancare è la mentalità da “grande”. Ha ragione il tecnico quando parla di certezze mancanti, a cui si aggiungono le note lune di qualche interprete (il trio croato su tutti) e una condizione generale che non può reggere solo un tempo. Solo nella disperazione dei punti che fuggono l’Inter ritrova un pizzico di ardore: un miracolo di Sirigu in pieno recupero è segnale che un’altra vittoria è scappata. 

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