FEDERICA PACELLA
Economia

Lavoro e donne, il part-time involontario è un problema femminile. In Lombardia 138mila lavoratrici costrette ad accettarlo

Si tratta di una riduzione del lavoro che il dipendente non ha chiesto ma accetta in mancanza di alternative

Annamaria Gandolfi, Consigliera di parità di Regione Lombardia

Annamaria Gandolfi, Consigliera di parità di Regione Lombardia

Milano – Part-time involontario: la quota di lavoratrici è il triplo rispetto a quella degli uomini. Secondo l’elaborazione fatta da PoliS-Lombardia su dati Istat, seppure il quadro occupazionale sia più favorevole ed in flessione rispetto all’andamento nazionale, il part-time involontario continua ad essere destinato alle donne. Da elaborazioni su dati Istat, l’incidenza del part-time involontario sul totale degli occupati per le donne si attesta al 14,2% nel 2022, con una flessione al 13,1% nel 2023, mentre per i maschi risulta a 3,9% nel 2022, in ulteriore flessione 3,2% nel 2023.

Ma di cosa parliamo? Si tratta di una quota di contratti part-time che i lavoratori (soprattutto lavoratrici) accettano pur cercando un impiego a tempo pieno. Non si tratta, quindi, di una specifica volontà, ma di un ripiego, per assenza di altre possibilità. "Il dato è probabilmente sottostimato – spiega Annamaria Gandolfi, consigliera di parità della Regione Lombardia – purtroppo siamo ancora nella condizione per cui è la donna che accetta di stare a casa, perché è quella che ha retribuzioni inferiori, o perché l’accudimento della famiglia è ancora visto come un compito completamente demandato alle donne. Io da consigliera di parità dico che siamo ancora lontani, ad esempio, dalla flessibilità necessaria per permettere alle donne di rientrare nel mondo del lavoro dopo una maternità, in tempi più rapidi”.

L’ampio ricorso al part-time, volontario o meno, è, del resto, il segnale che si è ancora lontani da una piena partecipazione delle donne al mondo del lavoro. Come ricorda PoliS-Lombardia, il part-time è una forma contrattuale che incide sull’orario di lavoro nata principalmente con la finalità di conciliare lavoro e vita privata. Nel mercato del lavoro italiano questa forma contrattuale, come confermato dai dati Eurostat, a differenza delle dinamiche registrate negli altri paesi europei più che essere utilizzata per esigenze conciliative o comunque essere frutto di una scelta volontaria, condivisa tra lavoratore e impresa, è spesso legata ad esclusive strategie d’impresa e rivolta in maniera preponderante alle donne.

Nel 2023, sui 467.442 nuovi contratti part-time avviati in Lombardia, il 59% ha riguardato lavoratrici. In tutte le province lombarde, la maggioranza è stato sottoscritto da donne, con punte del 71% in provincia di Sondrio; sopra il 60% le province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lecco, Mantova, Pavia, Varese; la percentuale più basse si trova a Milano, con il 55%. Se applichiamo la stima secondo cui la metà dei part-time sono involontari, parliamo di oltre 138mila lavoratrici lombarde che, nel 2023, hanno firmato un nuovo contratto a tempo parziale perché non hanno avuto altra scelta.