De Andrè, 20 anni fa la scomparsa: evento speciale alla Fondazione Feltrinelli

Venerdì 11 gennaio la presentazione del libro di Luigi Viva "Falegname di parole". Intervista allo scrittore

Fabrizio De Andrè

Fabrizio De Andrè

Milano, 9 gennaio 2019 - Sarà una lunga stagione dedicata a De Andrè. Che moriva vent’anni fa proprio qui a Milano, l’11 gennaio 1999. Troppo presto. Come spesso fanno i poeti. Nell’ampio orizzonte di omaggi e di ricordi, ha un posto speciale “Falegname di parole”, secondo libro in cui lo scrittore Luigi Viva affronta l’eredità del cantautore (e amico), dopo il successo di “Non per un dio ma nemmeno per gioco”. Una raccolta di studi, materiali inediti e testimonianze. Pubblicata da Feltrinelli. Qualcuno l’avrà regalato a Natale. Altri lo possono scoprire venerdì alle 21 negli spazi della Fondazione in via Pasubio. Dove il reading di Viva sarà accompagnato dalla Modern Jazz Band di Luigi Masciari, Francesco Bearzatti, Pietro Iodice e Giampiero Locatelli.

Luigi, perché questo secondo lavoro su De Andrè?

«Sono stato amico di Fabrizio dal 1975, è lui stesso che nel 1992 mi ha dato l’ok per pubblicare uno studio sulla sua vita e sulla sua opera. Quando è scomparso la Feltrinelli mi ha contattato, ma inizialmente ci siamo concentrati solo sulla biografia uscendo in economica, cosa che gli avrebbe fatto piacere considerando che negli ultimi anni si preoccupava molto dei giovani, si domandava come riuscire ad essere più divulgativo».

Una biografia che ha raggiunto le 21 edizioni.

«Sì, un bel successo, che ha permesso ora di uscire con questo libro strenna in cui ho inserito materiali inediti e rarità, oltre a commentare passo a passo l’intera opera. Desideravo trasmettere le atmosfere dei vari dischi attraverso un linguaggio leggero, che può essere apprezzato sia dall’esperto che dall’appassionato».

Se dovesse sintetizzarne lo spirito?

«L’influenza più forte che ha esercitato su di me è lo stimolo a pensare. Fabrizio riusciva a unire un livello altissimo di cultura con la capacità di arrivare alla gente più semplice. Ricordo una signora incontrata un giorno a Roma, durante l’intitolazione di una piazza alla Magliana. Le chiesero cosa ne pensasse di De Andrè e lei rispose: “Non l’ho mai ascoltato. Ma so che parlava della povera gente come noi”».

Che persona era?

«Affettuoso e molto attento alle cose degli altri. Chiedeva, s’informava. E poi parlare con lui era illuminante, quando ci concentravamo su filosofia o anarchia era in grado di rompere gli steccati, andava oltre. La cosa curiosa era che in realtà si ragionava pochissimo di musica…».

I suoi dischi del cuore?

«Come canzone direi “La città vecchia”, come album “Anime salve”, l’ultimo, di grande omogeneità stilistica. Ma senza dimenticare “Crêuza de mä”, che perfino uno come David Byrne cita fra i suoi dischi preferiti».

Cosa succederà venerdì sul palco?

«Intreccerò il mio racconto con la musica. In due canzoni ci sarà Mark Harris come special guest, oltre a rarità e audio inediti. Lo spettacolo è anche un omaggio alla passione che aveva Fabrizio per il jazz. Per anni suonò a Genova in un gruppo che si chiamava proprio Modern Jazz Band. E al suo fianco c’era Luigi Tenco».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro