Shopping e folla: Milano si risveglia. E la Galleria viene chiusa dai vigili

Scattata la zona arancione. Blitz dei ghisa per le troppe persone. Commercianti ancora furiosi: "Chi ha sbagliato deve risarcire"

Lombardia zona arancione, milanesi passeggiano in centro

Lombardia zona arancione, milanesi passeggiano in centro

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Milano, 25 gennaio 2021 - C’è il sorriso dei milanesi che passeggiano nella metropoli, tornata «pulsante» col ritorno della zona arancione. Un volto diverso da quello «anemico» dei precedenti giorni da «bollino rosso». Quella della «Milano triste quando le insegne sono spente» come dice l’avvocato Rosario Brenna, a spasso col suo cane tra le Colonne di San Lorenzo, tornate a popolarsi di giovani e famiglie. L’effetto arancione si misura nell’aumento del passaggio ma anche nella serenità ritrovata dei negozianti tornati dietro al bancone. Il sole tiepido e il cielo azzurro - quasi un assaggio di primavera – hanno fornito la cornice ideale per inaugurare le riaperture degli esercizi commerciali penalizzati dalle chiusure negli scorsi giorni, a partire dall’abbigliamento. I clienti hanno risposto alla chiamata: in tanti, sin dal mattino, si sono riversati sui marciapiedi, soprattutto nelle più note street shopping, approfittando dei ribassi per fare caccia all’acquisto. Cinzia Lupo, titolare di “Miss Marilyn” in corso Buenos Aires, quando ha saputo del cambio cromatico, ha tirato un sospiro di sollievo

Ma la rabbia per quello che di incredibile è successo rimane. Il «pasticciaccio brutto» della fascia rossa, in cui è precipitata la Lombardia dal 17 al 23 gennaio per un errore di sopravvalutazione dell’indice di diffusione del contagio, le è costato un bel po’ di soldini. «La chiusura di una settimana, peraltro in un periodo decisivo come quello dei saldi, ci ha procurato 10mila euro di perdita, tutto documentabile. Non mi interessa sapere se la responsabilità sia del ministero o della Regione. Il punto è che qualcuno dovrà risarcire i negozianti» dice la commerciante che ha intenzione di aderire alla class action contro i responsabili dei danni, a cui stanno già lavorando dei legali, con l’appoggio di tre associazioni di categoria e alcune decine di esercenti. Si lecca le ferite da fascia rossa anche Cosimo Rossi che da 22 inverni vende castagne dal suo chiosco in corso Vittorio Emanuele II: «I negozi hanno ragione a lamentarsi per la zona rossa ma non sono gli unici che hanno avuto delle perdite. Il centro nei giorni scorsi era un deserto. Se non c’è la possibilità di fare shopping non ci viene proprio nessuno. È stato un disastro anche per noi». Ieri, segni di rinascita. La Galleria è stata addirittura chiusa dai ghisa per la folla.

Fra le attività che hanno potuto rialzare la saracinesca i negozi di dischi. Infatti, per motivi che si fanno un po’ fatica a comprendere, fra le 35 attività «graziate» con le deroghe quando c’è la zona rossa ci sono le librerie, ma non chi vende cd e vinili. Ferruccio Melchiori, titolare di “Dischi Volanti” sul Naviglio Grande, stima che l’errore della fascia rossa gli abbia procurato «una perdita del 25% dell’incasso mensile. I due giorni del weekend per un negozio come il nostro sono decisivi per il fatturato. L’unica fortuna è che, quando riapriamo, quei clienti che non vedono l’ora di venirci a trovare rispondono. La giornata è andata bene, con un ottimo riscontro».  

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