Lavoro, le aziende si attrezzano: "Tre su dieci rimarranno in smart working"

Il professor Luca Solari: quasi la metà delle attività può essere svolta da casa, non servono altre leggi ma basta la contrattazione

Luca Solari è professore ordinario di Organizzazione aziendale alla Statale

Luca Solari è professore ordinario di Organizzazione aziendale alla Statale

Milano, 12 luglio 2020 -  Su dieci lavoratori, tre potrebbero rimanere in modalità smart working anche dopo l’emergenza. Il 40-45% delle attività, in media, può essere svolto da remoto. E le aziende si stanno attrezzando per affrontare "un cambiamento epocale nell’organizzazione del lavoro", dal quale non si tornerà indietro. Uno scenario delineato da Luca Solari, professore di Organizzazione aziendale all’Università Statale di Milano e autore di libri e saggi sul tema del management e del lavoro.

Che tipo di difficoltà stanno affrontando le aziende? "C’è ancora poca chiarezza sui processi di lavoro che necessitano la copresenza di persone e quelli che possono essere remotizzati. Ci sono problemi motivazionali, resistenze al rientro. Bisogna traghettare i lavoratori verso una nuova normalità. La regolazione del rapporto di lavoro necessita di trovare soluzioni coerenti con un assetto normativo nato quando lo smart working era ancora residuale. Infine c’è la paura da parte dei manager nel non saper gestire il rapporto con persone che non vedono".

Le aziende si stanno muovendo per applicare lo smart working anche sul lungo periodo? "In generale c’è la consapevolezza che non si potrà tornare al mondo di prima. Le aziende più avanzate si stanno muovendo, anche se pochissime sono attrezzate per misurare la produttività del lavoro. In generale è emerso che lavorando da casa c’è stato un aumento della produttività e in alcune parti è migliorata l’efficienza".

Per regolare lo smart working, con le storture emerse, servono nuove norme o basta la contrattazione aziendale? "Sono convinto che l’assetto del lavoro a distanza debba essere demandato alla contrattazione aziendale locale, perché anche nello stesso settore non può esserci una cornice rigida. Altrimenti non possono che nascere dei mostri".

Che conseguenze avrà lo smart working per le città? "Pesanti per le attività commerciali dei centri urbani, ma potrà concorrere a un processo di rivitalizzazione delle periferie".

Che futuro ci aspetta sul fronte del lavoro? "Le conseguenze della crisi non saranno lievi. Ad esempio un settore come l’edilizia vedrà la sua crisi peggiore tra un anno, perché adesso si lavora su progetti già avviati ma mancano nuove commesse. Altri, come le utility, la grande distribuzione organizzata e in generale le attività che non hanno chiuso, stanno continuando ad assumere".

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