Milano, 9 novembre 2018 - «Stai bene? Stai bene?». L’uomo riesce a malapena ad aprire gli occhi per rassicurare l’interlocutore, poi si accascia sul tronco d’albero inzuppato d’acqua e si riaddormenta. A qualche metro da lui, c’è una ragazza di 28 anni con un cane al guinzaglio: «Sono passata per farmi una dose, ma non ci torno più», sussurra senza convinzione. Poco lontano ecco un cinquantenne con i pantaloni abbassati e una siringa conficcata nell’inguine: «Devo stare attento, rischio di morire dissanguato», mormora prima di sfilarsi l’ago e incamminarsi malfermo aggrappato a una stampella. Scene dal boschetto di Rogoredo. Eroinomani di tutte le età radunati sulla collinetta che fino a un anno fa ospitava le mini piazze di spaccio ricavate dietro staccionate di fortuna.
La pressione delle forze dell’ordine ha fatto arretrare pian piano i pusher, che si sono rintanati nella parte interna dell’area verde. A giudicare dalle presenze di un piovoso giovedì pomeriggio, il mercato resta comunque floridissimo: i tossicodipendenti continuano a rifornirsi di «nera» a prezzi di saldo in via Sant’Arialdo, con numeri che sfiorano le cento presenze all’ora. Ogni tanto, qualcuno rischia la vita: l’altra sera, una ragazza albanese, in overdose, è stata soccorsa sulle scale che portano al cavalcavia e salvata con il Narcan. Un’emergenza quotidiana, nonostante i controlli continui (ieri l’ultimo in ordine di tempo dei carabinieri di Radiomobile e stazione Romana Vittoria). Un’emergenza in cima alle priorità del nuovo prefetto Renato Saccone: bisogna coniugare la «repressione» dello smercio al dettaglio, la riqualificazione dell’area e l’impegno per far sì che «salga la percezione della pericolosità del consumo tra i ragazzi, senza farli sentire sorvegliati speciali», le linee guida che probabilmente verranno esaminate in una delle prossime riunioni del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.
L’obiettivo: eliminare una volta per tutte il problema, «con soluzioni durature ed efficaci, non sporadiche». Un problema complicatissimo da affrontare, è bene precisarlo. Anche perché la situazione Rogoredo è in costante mutamento. Prendete il caso di via Orwell, fino a qualche tempo fa alternativa a via Sant’Arialdo lontanissima da occhi indiscreti e protetta da un’enorme spianata sotto i piloni dell’autostrada. Poi è arrivato il muro di cemento eretto da Rfi, su disposizione di corso Monforte, che ha blindato i binari dell’Alta velocità e tolto agli spacciatori la principale via di fuga in caso di visite indesiderate. Negli ultimi giorni, c’è stata un’ulteriore stretta: il cancello del deposito Fs che sta all’imbocco del sentiero è stato chiuso; e i tentativi di divaricare le inferriate sono stati fiaccati sul nascere con una sbarra di ferro saldata di traverso. Eppure pusher e tossicodipendenti non sono scomparsi: «Scavalcano ed entrano», dice un operaio. La sensazione, ragionano gli investigatori, è che l’unica novità sia legata al luogo in cui gli spacciatori distribuiscono le dosi: spostati qualche centinaio di metri più avanti rispetto al muro, verso San Donato. Una migrazione forzata che pare stia già creando le prime grane ai residenti del posto.
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