Le 'scintille' e gli architetti: così nasce il nuovo Giambellino

I ragazzi di Renzo Piano e le associazioni protagonisti della riqualificazione di STEFANIA CONSENTI

PROGETTISTI I quattro architetti si sono innamorati del quartiereL’INAUGURAZIONE Ieri la presentazione dell’iniziativa che ha ridato nuova vita al mercato Comunale

PROGETTISTI I quattro architetti si sono innamorati del quartiereL’INAUGURAZIONE Ieri la presentazione dell’iniziativa che ha ridato nuova vita al mercato Comunale

Milano, 8 novembre 2015 - Dietro le quinte di questo meraviglioso progetto, “Mercato Lorenteggio popolare dal 1954’’, c’è l’anima vera del quartiere, quella che viene chiamata in gergo la «rete» delle associazioni. Il taglio del nastro, l’inaugurazione dell’iniziativa realizzata in sinergia dal gruppo G124 di Renzo Piano ha dato finalmente lustro ad una comunità sociale che sin dagli anni Novanta lavora sotto traccia per tenere insieme tutti i pezzi di un quartiere considerato «difficile». E che ha rischiato anche di vedersi demolire proprio il Mercato comunale, da sempre un punto di riferimento. Ma che ha fatto il «salto» e festeggia.

Valentina Lubelli, dell’associazione Baracca, Erika Lazzarino di Dynamoscopio, Barbara Waith della Casetta Verde di via Odazio, Mariangela Brunello dell’Associazione “Le Radici e le Ali’’, sono solo alcuni dei nomi e dei volti di questa operazione culturale-gastronomica-tecnologica al Giambellino. Protagonisti anche i commercianti che si sono riuniti in un Consorzio e hanno seguito con interesse tutte le fasi di questa rinascita. Sono le «scintille», come le chiama l’archistar Renzo Piano che hanno dato l’anima al progetto di “rammendo delle periferie’’ che il gruppo G124 sta portando avanti da diversi anni e in diversi luoghi d’Italia. Sinergia positiva, confermano i «ragazzi» di Piano, quattro giovani architetti - Chiara Valli (Reggio Emilia), Matteo Restagno (Torino), Alberto Straci (Palermo) e Francesca Vittorelli (Milano) - che si sono «innamorati» di questo quartiere. «C’erano troppe barriere, troppi steccati - racconta Chiara Valli - che ostacolavano la comunicazione, così abbiamo cominciato con il buttare giù il muro, lo vede quello in fondo al mercato? Adesso si esce, si va sulla pedana, qui ci saranno eventi. La piattaforma dialoga con il mercato, la biblioteca».

Certo è solo il primo punto del progetto di Piano, lo studio di fattibilità prevede un potenziamento dei «legami fra il quartiere e le sue funzioni» dalla biblioteca al Mercato, passando per i cortili delle case popolari, da via Segneri e dintorni. «Nei cortili abbiamo previsto una ridistribuzione degli spazi, un impianto che si può estendere in tutte le case popolari. Ma soprattutto con questo nostro progetto vogliamo infondere negli abitanti la consapevolezza che le loro non sono case da abbattere». Lo stato di salute di questi stabili, giura Alberto Straci «è meglio di quanto pensassimo. Abbiamo fatto una dozzina di rilievi metrici, sono case solide». Qui i tempi sono lunghi, entra in campo la politica. «Le culture hanno trovano un Mercato - interviene soddisfatta Erika Lazzarino, antropologa -. Questo posto non vuole diventare come quello di Porta Genova, niente bio, vogliamo connotarlo come un mercato a responsabilità sociale attivando una filone etnico e a “chilometro zero”. A dieci chilometri da qui abbiamo il Parco Agricolo sud Milano. Pensiamo di accogliere negli scaffali una serie di prodotti dal Sud, solitamente molti di quelli che abitano nel quartiere se li portano da giuù, noi glieli facciamo già trovare qui». E  la cultura? «Noi la facciamo in senso antropologico, a partire dalle competenze degli abitanti», conclude Erika. Book-crossing è ad esempio la biblioteca multietcnica che conterrà libri in tutte le linque del quartiere, dall’arabo, al francese e allo spagnolo.

di STEFANIA CONSENTI

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