Prima della Scala: 'Attila', specchio anti-ipocrisie

Il richiamo: "Non facciamo politica, serviamo il gigante Verdi"

Il regista Davide Livermore e il protagonista Ildar Abdrazakov

Il regista Davide Livermore e il protagonista Ildar Abdrazakov

Milano, 1 dicembre 2018 - La prima scaligera, si sa, è la serata più attesa e, in fondo, anche un po’ “attentata”. Nel lapsus e gioco di parole del sovrintendente Alexander Pereira tutta la potenza di quell’appuntamento «che crea ancora vibrazioni enormi». E pazienza se quest’anno le polemiche “prima della Prima” sono montate a cavallo o sono partite da 70 chilometri di distanza, con sindaco di Cenate Sotto che proprio al sovrintendente chiedeva di “eliminare” una scena a suo dire blasfema: è la Prima, bellezza.

Pereira replica rassicurando «fin d’ora che quando la vedrà con i suoi occhi non potrà ravvisare nessun oltraggio ai sentimenti religiosi, perché l’opera racconta esattamente il contrario», chiede di «resistere alla tentazione di giudicare prima che lo spettacolo sia andato in scena» e - emozionato - presenta ufficialmente i protagonisti: Ildar Abdrazakov (Attila), Saioa Hernández (Odabella), Fabio Sartori (Foresto) e George Petean (Ezio). Il maestro Riccardo Chailly riparte dal progetto sul trittico giovanile verdiano, inaugurato con la Giovanna d’Arco, e punta i riflettori sull’Attila: «Quando abbiamo avuto la conferma di Ildar Abdrazakov è nato il percorso per allargare il cast d’eccellenza con voci importanti, capaci di affrontare questa impervia struttura, nuova per Verdi stesso». Richiama tutti sulla musica («Non dimentichiamoci che stiamo servendo un gigante come Verdi»), ricorda che «l’evoluzione di un nuovo allestimento progredisce fino alla Prima».

Un allestimento tecnologico sì, ma soprattutto funzionale alla musica. «Lo spettacolo vivrà non di corna e pellicce di montone, che hanno la loro dignità – sottolinea Davide Livermore –, il lavoro del regista deve essere quello di fare da decoder per il tempo della contemporaneità di Verdi, che non cavalca i like, è implacabile specchio attraverso cui la società italiana ha potuto vedere ipocrisie, lati oscuri, per trovare un bellissimo insegnamento». Attila sarà nel Novecento: «Ma a noi non interessa fare né politica né storia, saremo sospesi in un universo storico parallelo, per servire la drammaturgia musicale e la partitura», ricorda Livermore. Ci sarà un ponte, ma non crollerà: «Nel confronto politico fra Ezio e Attila avrebbe dovuto rappresentare il momento dello sfascio etico di un Paese: il crollo non si vedrà perché purtroppo lo abbiamo visto nella nostra contemporaneità. Rispettiamo Giuseppe Verdi e rispettiamo le anime dei morti».

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