La ’ndrangheta investe negli alberghi in crisi

Alfonso Pio dalla cosca di Desio alla Riviera ligure, “aiuti“ ai soci in difficoltà e minacce per prendere il controllo dell’hotel a quattro stelle

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Milano, 1 luglio 2020 - «Ma lei lo sa che le quote qua sono mie? Lei come si permette di chiedere i documenti, stabilisco io se devo dare i documenti o no". Alfonso Pio si infuria con l’addetta alla reception, quando gli vengono chiesti i documenti al suo arrivo all’Hotel del Golfo di Finale Ligure, un quattro stelle affacciato sul mare, con spiaggia privata. Il 52enne figlio di Domenico Pio e cugino di Candeloro Pio, boss del clan della ‘ndrangheta di Desio arrestati nella maxi inchiesta Infinito del 2010 e condannati, all’insaputa dei dipendenti era diventato infatti il "padrone" della struttura, dove dal 2016 aveva ottenuto una suite gratuita e sempre disponibile per l’amante anche d’inverno, quando l’albergo era chiuso. Una supremazia ottenuta, secondo le accuse, con minacce e manovre per dare la scalata alla società, mettendo le mani sul ricco business del turismo in Liguria con il denaro dei clan brianzoli. Alfonso Pio, residente a Monza, è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e condotta dalla Polizia postale.

In carcere anche il promotore finanziario di Gessate Ezio Mario Scirea, l’imprenditore piemontese Omar Petrocca invischiato nella vicenda dell’hotel e Francisc Kelemen, 46enne romeno "in contatto con ex miliziani serbi divenuti militari mercenari, noti come la Pantera Rosa". Un personaggio accusato di minacce e tentativi di estorsione in una "zona grigia" dove convivono procacciatori d’affari, truffatori, imprenditori coinvolti in business opachi, proprietari di aziende in difficoltà pronti a rivolgersi alle cosche e fiumi di denaro sporco da reinvestire. E una delle imprese finite nel mirino era la Confort Hotels & Resorts srl, proprietaria dell’Hotel del Golfo. Alfonso Pio, emerge dall’ordinanza firmata dal gip di Milano Guido Salvini, che ha disposto gli arresti su richiesta dei pm Adriano Scudieri e Francesco Cajani, individua l’anello debole in un imprenditore a corto di denaro, proprietario del 4,90% delle quote, pacchetto necessario per acquisire il controllo dell’hotel quando si è scatenata una guerra con uno dei soci che si è messo di traverso.

Alfonso Pio "con minacce" avrebbe costretto i soci della Confort Hotels & Resorts a consegnare a Omar Petrocca "i certificati cartacei attestanti la titolarità delle quote della società". E ciò per "ottenere il controllo di quest’ultima, senza dar seguito al contratto preliminare di vendita delle medesime quote già stipulato" con un altro socio. Così Pio avrebbe ottenuto nel 2018 il controllo della società e del resort, facendo valere la sua "appartenenza" alla ‘ndrangheta per imporsi sulle vittime. Paura manifestata da uno dei soci che, nell’aprile 2018, dopo essere stato minacciato ha scelto di non presentarsi all’assemblea, assecondando così le manovre di Pio. "Non posso venire, tengo famiglia", diceva l’uomo in una conversazione intercettata. E la violenza esplodeva anche contro i dipendenti. "Non rompermi i c...perché ti butto fuori dall’albergo (...) ti taglio la testa....sono io il capo", sbraitava al telefono con il caposala nel giugno 2018, accusato di aver "mancato di rispetto" all’amante con tanto di suite riservata, che si comportava da padrona. 

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