Milano, turismo ancora al palo: la perdita è di 900 milioni

Confesercenti stima quattro milioni di presenze in meno nel 2020. E lo smart working dà il colpo di grazia. La proposta: zone franche per il rilancio.

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di Andrea Gianni

Quattro milioni di turisti in meno nel 2020, che si traducono in 900 milioni di euro di consumi dei viaggiatori sfumati. Con effetti drammatici su alberghi, ristoranti, musei e attività che ruotano attorno al turismo. A lanciare l’allarme è uno studio di Confesercenti, dal quale emerge un amaro verdetto: le grandi città d’arte non ripartono. L’assenza dei turisti stranieri sta mettendo in ginocchio l’economia di Roma, Venezia, Firenze, Torino e Milano, che insieme valgono oltre un terzo del turismo italiano. Si apprestano a perdere nel 2020 quasi 34 milioni di presenze turistiche dall’estero, con conseguenze importanti per tutta l’economia cittadina, soprattutto per le imprese dei centri storici. Lo stop dei visitatori causerà infatti una perdita di 7 miliardi di euro circa di spese turistiche complessive, di cui 4,9 miliardi a carico del settore alloggio, della ristorazione e delle attività commerciali e dei servizi. La maglia nera va a Venezia: per la millenaria Serenissima, simbolo del turismo Made in Italy e solitamente tra le mete più ambite a livello globale, si prevede una diminuzione di -13,2 milioni di presenze, per un totale di 3 miliardi di euro di spesa turistica perduta. Segue Roma: per la Capitale le previsioni sono di 9,9 milioni circa di presenze in meno e 2,3 miliardi di consumi dei viaggiatori sfumati. A Firenze le perdite si attesteranno su -5 milioni di presenze e -1,2 miliardi circa di consumi; a Milano la contrazione di presenze dovrebbe invece arrivare sfiorare i 4 milioni in meno, mentre per i consumi sarà superiore ai 900 milioni di euro. A Torino, invece, si stima un calo di oltre 800mila presenze e di 186 milioni di euro di spese in meno.

Alla flessione dei turisti stranieri - non compensati dagli italiani, che hanno preferito mete balneari e borghi - va sommato il contributo negativo derivante dal permanere di una quota elevata di lavoratori ancora in smart working. Nelle 5 città, che registrano oltre 6,5 milioni di occupati totali, Confesercenti stima un 13% di lavoratori agili, la cui assenza dai luoghi di lavoro sta causando la perdita di circa 250 milioni di euro al mese di spese per alloggio e ristorazione. Fino a fine anno, l’effetto smart working farebbe perdere a queste imprese 1,76 miliardi di euro. "È una situazione di gravità eccezionale, che richiede misure straordinarie", conclude Patrizia De Luise, presidente dell’associazione di categoria. "Per questo chiediamo di istituire delle zone franche urbane speciali nei centri storici dei Comuni di interesse culturale ad alto flusso turistico, che sono i più colpiti dall’onda lunga della crisi".

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