Manuel Agnelli in visita al carcere minorile: "C'è l'X Factor dentro il Beccaria"

Il rocker fondatore della band Afterhours lancia una proposta

Manuel Agnelli al  Beccaria

Manuel Agnelli al Beccaria

Milano, 23 luglio 2019 - Prima il laboratorio musicale, poi l’esibizione in teatro. Ieri le star degli Afterhours Manuel Agnelli e Rodrigo D’Erasmo hanno dedicato una giornata ai ragazzi dell’Istituto penale per i minorenni Cesare Beccaria. Al centro la musica ma anche i sogni. Protagonisti i ragazzi che già frequentano un laboratorio musicale all’interno dell’istituto: c’è chi compone canzoni rap, chi suona strumenti, chi in carcere per la prima volta si è avvicinato al ritmo. Ad affiancarli tutto l’anno Davide Polce, insegnante di musica del Cpia5 e Gianluca Messina della onlus Suoni sonori.

L’iniziativa di ieri si è svolta «su input del procuratore del Tribunale per i minorenni di Milano, Ciro Cascone», che ha assistito allo spettacolo dalla platea insieme a Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, Francesca Perrini, dirigente del Centro per la giustizia minorile Lombardia. Ad applaudire anche gli agenti della Polizia penitenziaria. Nel periodo estivo è «più difficile per i ragazzi gestire emotivamente le limitazioni della libertà», si legge in una nota. L’obiettivo futuro è dotare il teatro di «un accesso indipendente. Contiamo di realizzare il nostro desiderio in autunno», conclude Lisa Mazoni, fondatrice dell’associazione Puntozero.

«Per l'anno prossimo magari organizziamo un Talent qua dentro. Però vedete di non esserci». I ragazzi seduti sul palco e in platea, dentro il teatro del carcere minorile Beccaria, si guardano e ridono. Di sicuro sognano di non essere lì, il prossimo anno. Ma di cantare e suonare su quel palcoscenico, magari sì. A raccontare le loro storie tra quelle mura che oggi scoppiano dei loro desideri. E, perché no, ancora con il rocker fondatore della band Afterhours Manuel Agnelli accanto.

Era mai stato al Beccaria prima d’ora?

«No, è la prima volta. Ero stato al carcere di Opera con il musicista e compositore Franco Mussida per un evento estemporaneo. Sono molto contento, queste sono esperienze che danno senso a quello che facciamo».

Qual è il senso della giornata di oggi?

«Io e Rodrigo (D’Erasmo, ndr) siamo qui per stabilire un legame con questi ragazzi. C’è un gruppo che per tutto l’anno fa musica, diversi di loro hanno talento. Oggi abbiamo ideato un brano musicale partendo dalla base rap di uno di loro (El Diamantik, ndr) che ha scritto una canzone. Io sono sicuro che la musica lo aiuterà molto, così come potrà aiutare tutti gli altri. Può portare a una via d’uscita, essere una scintilla. In più abbiamo affrontato un paio di brani di beatbox (la capacità di riprodurre i suoni di una batteria o di altri strumenti attraverso l’utilizzo della bocca e della voce, ndr)».

Che età hanno i ragazzi che hanno partecipato al laboratorio?

«Tra i 16 e i 25 anni».

Avete avuto modo di parlare di altro, oltre che di musica?

«Sì. Per molti di loro essere qui, essere stati arrestati, è una “tacca”, un motivo di vanto. C’è un odio insito verso l’autorità. Ma alla fine questo ha un prezzo. Io penso che qui possa partire un processo di crescita, che non può tuttavia esaurirsi in pochi giorni e con quattro prediche. Il prezzo di ciò che fai, purtroppo, lo capisci dopo. Oggi i ragazzi hanno avuto modo di ascoltare un ospite che ha raccontato la sua storia, che è cosciente del prezzo che ha dovuto pagare. Io penso che ognuno di loro sia speciale, con una marcia in più, che deve essere ingranata per andare nella direzione giusta. L’arte può aiutare molto. Lo stesso ospite che ha parlato coi ragazzi, adesso recita in teatro».

Come l’arte può aiutare?

«Per dare qualcosa al pubblico devi prima dare a te, essere sincero con te stesso. E dire a te stesso la verità ti svuota di tutti i mostri interiori. Qui, mi sono reso conto, i ragazzi trovano un’atmosfera favorevole».

Che clima ha respirato?

«Un’atmosfera pro recupero della persona. Gli educatori e tutto il personale fanno un lavoro eccezionale. Questo teatro, poi, è importantissimo, perché aiuta a mantenere un contatto con l’esterno, un piede nella realtà, contro l’isolamento. Sarebbe bello organizzare un Talent, qui dentro: i ragazzi potrebbero aprirsi, impegnarsi per qualcosa che li motivi, far vedere cosa sanno fare».

Le regole della musica possono aiutare a comprendere pure quelle della vita...

«Sì. La musica è una disciplina precisa. I ragazzi sono stati fantastici: stamattina abbiamo provato per due ore e l’attenzione non è mai calata. Auguro loro di dedicarsi alla vita sempre con questa passione».

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