Malgioglio: "Sublime, a volte incompresa. La 'mia' Mina insuperabile"

Autore di “L’importante è finire” e “Ancora, ancora, ancora”. racconta con Aldo Della Vecchia la "vita, la voce, l’arte di una fuoriclasse"

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di Andrea Spinelli

"Mi scusi oggi è un caos, devo andare ancora dal parrucchiere… la chiamo appena mi libero". Poi richiama. Per parlare di questa strana estate, ma soprattutto dell’amicizia con la Tigre che l’ha spinto a firmare la prefazione dell’ultima fatica editoriale di Aldo Della Vecchia “Mina per neofiti. La vita, la voce, l’arte di una fuoriclasse”. Lui è Cristiano Malgioglio e il 26 settembre (alle 18.30) presenta il volume assieme all’autore nell’aristocratica cornice della Sala Rossa di Villa Casati Stampa a Cinisello Balsamo. Tutto sotto l’egida della fiera dell’editoria indipendente “Una Ghirlanda di Libri”.

Cristiano, perché ha detto sì a questo libro di Della Vecchia?

"Perché parla di Mina, artista sublime. Nella musica io ho dato molto a lei e lei a me. E poi Aldo è un bravissimo giornalista, uno che ama Mina per davvero. Secondo lui tutto quello che fa è straordinario, mentre io sono un po’ più selettivo e questa differenza d’opinione diventa a volte motivo, l’unico, di discussione tra noi. Ma penso sia normale, nella vita non tutto può piacere a tutti, no?".

Cosa ama più della Mina interprete?

"Premetto che la frequentavo molto tempo fa e una delle ultime volte che l’ho sentita è stato mentre lavoravo al testo di ‘Carne viva’ (2009 - ndr), ultima nostra collaborazione. Sono molto amico di entrambi i figli e quattro anni fa tramite Massimiliano Pani le ho mandato due-tre cose molto belle, ma lei era già impegnata nella realizzazione de ‘Le migliori’ con Celentano e non se n’è fatto niente. Poi è arrivato Fossati… Con lei penso di aver vinto tutti gli Oscar possibili e va bene così. D’altronde scrivere un’altra ‘L’importante è finire’ o un’altra ‘Ancora ancora ancora’ non è facile. Anche se quando una tua canzone finisce nella bocca di una così può accadere di tutto".

E della donna?

"Amo la sua risata, perché è assolutamente vera. Mina poi è molto affettuosa ed è stata una gran bella donna. Anzi, è ancora una bella signora".

Una sua canzone famosa che avrebbe voluto tanto scrivere lei?

"Mi sarebbe piaciuto firmare il testo italiano di una sua cover. Qualcosa come ‘Un anno d’amore’, versione italiana della struggente ‘C’est irréparable’ di Nino Ferrer per la quale, però, Alberto Testa trovò parole meravigliose".

Secondo lei, Mina è sempre stata capita?

"No, non sempre. Per esempio, non riesco a trovare ragione alla scarsa attenzione riservata dal pubblico alla sua versione portoghese de ‘L’appuntamento’, incisa poi dalla Vanoni col successo che tutti sappiamo. Quel pezzo di Roberto Carlos stava in un album bellissimo quale ‘Mina canta o Brasil’ che avrebbe meritato a sua volta maggior fortuna. Nella musica talvolta basta un nulla per spostare la percezione generale".

Se Mina è la montagna, c’è attorno almeno qualche collina?

"Nell’epoca dei talent, difficile trovarne. Di Mina, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Iva Zanicchi, Raffaella Carrà o Rita Pavone non ne nascono più. E poi oggi molte si limitano a gridare senza saper mettere l’anima in quel che cantano. All’orizzonte la voce più bella che abbiamo è quella di Arisa, ma trovo incantevole pure quella di Giorgia. Nina Zilli sarebbe una giusta, ma le sue ultime cose non hanno lasciato il segno".

Dove sta il problema?

"Oggi tutte vogliono scriversi le canzoni da sole, spesso senza averne le capacità. Mina o la Vanoni non l’hanno mai fatto; si sono limitate a correggere o ad aggiungere qualche frase qua e là per sentirsi i testi ancora più addosso, com’è accaduto a me con Ornella in ‘Amore mio amico mio’, ma nient’altro. Altra pecca di tante interpreti è quella di buttarsi nel reggaeton senza avere il ritmo nel sangue come le loro colleghe latinoamericane. E invece nella canzone la sensibilità conta tanto. Tantissimo".

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