Processo Ruby bis, Lele Mora rinuncia all'Appello: "Ai festini di Arcore degrado e abuso di potere"

Lele Mora non contesta le ipotesi accusatorie su induzione e favoreggiamento della prostituzione. Lo avrebbe fatto per sanare i conti della sua società. L'avvocato: "Così esce di scena dal processo, ha recuperato la sua dignità". Il pg chiede condanna a 7 anni e 3 mesi

Lele Mora a processo

Lele Mora a processo

Milano, 10 ottobre 2014 - Colpo di scena nel processo Ruby bis di secondo grado: Lele Mora ha depositato tramite i suoi avvocati, un atto di rinuncia parziale ai motivi di appello, tranne a quelli sulla determinazione della pena e sulla continuazione dei reati. Una sorta di patteggiamento, che di per sè non è più previsto nei processi d'appello. Mora era stato condannato in primo grado a 7 anni per i reati di induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile per i presunti festini ad Arcore. Ma ora l'ex talent scout non contesta ipotesi accusatorie, rinuncia ai motivi d'appello sul merito del procedimento e chiede ai giudici soltanto di rideterminare al ribasso la pena.

Mora chiede anche che i reati per cui è stato condannato vadano ''in continuazione'' con la condanna a lui inflitta nel 2011 per bancarotta. In sostanza, secondo la difesa di Mora, l'ex impresario dei vip quando avrebbe indotto alla prostituzione alcune ragazze ad Arcore, lo avrebbe fatto per sanare, attraverso un prestito da parte di Berlusconi e con l'aiuto di Emilio Fede, i conti della sua societa', anche se poi quei soldi furono distratti dalla stessa societa', la LM Management. L'avvocato Gianluca Maris ha chiarito che Mora aveva gia' anticipato questa scelta ''a noi e al pg prima della sentenza dell'Appello sul caso Ruby a carico di Berlusconi nel luglio scorso''. La scelta di Mora ha avuto il consenso del sostituto pg Piero De Petris e dovra' essere valutata dai giudici della terza sezione della Corte d'Appello, davanti ai quali sono imputati anche Emilio Fede e Nicole Minetti. 

ABUSO E DEGRADO - Nella memoria depositata dagli avvocati di Mora ai giudici della Corte d'Appello di Milano compare fra virgolette una descrizione delle serate promosse da Silvio Berlusconi ad Arcore, caratterizzate da "dismisura, abuso di potere e degrado". Lele Mora lo aveva già detto quando si era presentato al Palazzo di Giustizia di Milano il 28 giugno 2013 "Tre parole che ho letto sui giornali e che condivido", disse in quell'occasione. Parole che ritornano oggi, nel testo consegnati ai magistrati titolari del procedimento Ruby-bis. La presa di distanza è netta dal 'contestò tipico delle serate di Villa San Martino, dove comunque portò delle ragazze: "Non sono stato un passivo concorrente, ho partecipato alle feste di Berlusconi", dice ancora Mora. "È vero - insiste l'ex agente dei vip - ho ricevuto un prestito da Berlusconi attraverso Fede, ma non ho mai orientato le loro scelte con costrizione". Infine, lo sfogo: "Voglio uscire da questa bufera infernale che mi ha tolto la luce".

L'avvocato difensore ha spiegato che, con questa decisione '' Mora separa la sua posizione da quella di Emilio Fede e esce di scena dal processo, perche' ha recuperato dignita' in questi anni, una dignita' che negli anni precedenti, quelli al centro del procedimento, aveva perso''. A chi gli ha fatto notare che con questa decisione Mora potrebbe rischiare di tornare in carcere, il legale ha risposto che: ''Noi dovremmo riuscire, attraverso meccanismi procedurali, ad evitare questo''. Mora era assente dall'aula perché la figlia ha partorito.

RICHIESTA DI CONDANNA -  Il sostituto pg di Milano Piero De Petris, accogliendo le richieste della difesa, ha chiesto una condanna complessiva a 7 anni e 3 mesi per Lele Mora nel processo d'appello 'Ruby bis', portando la pena inflitta in primo grado per i presunti festini ad Arcore da 7 anni a 5 anni e 3 mesi e aggiungendo 2 anni in continuazione per bancarotta.

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