"La mia pietra per Ermanno incontrato a San Vittore"

Vivido il ricordo di Liliana Segre, allora tredicenne, che ha voluto dedicargli un sampietrino, fra i 24 che saranno posati. "Chi li sporca non intende"

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di Stefania Consenti

"Oggi vorrei solo raccontarvi una piccolissima storia di una persona che nessuno conosce. Ci sarà una nuova posa di tante pietre e tra queste un nome che ho suggerito io, Ermanno Fontanella". Ha esordito così, la senatrice Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto, presentando le nuove dediche delle “Pietre d’Inciampo“, il progetto degli anni ‘90 nato da un’idea dell’artista tedesco Gunter Deming, come

reazione ad ogni forma di negazionismo e di oblio. Le “Pietre d’Inciampo” sono oggi il più grande monumento diffuso d’Europa a ricordo delle vittime dei campi di sterminio nazisti, che per qualsiasi motivo siano state perseguitate: religione, razza, idee politiche, orientamenti sessuali. E in Italia sono oltre 1600,un museo della memoria a cielo aperto: 24 le Pietre che saranno posate a Milano, nomi e storie scelte fra i deportati politici ed ebrei, come la Segre.

Che appena tredicenne, in quel difficile gennaio del 1944, varcò la soglia, insieme al padre, del carcere di San Vittore. "Entrando a San Vittore mio padre incontrò questo Ermanno Fontanella che lui conosceva. So che poi su di lui non abbiamo avuto notizie particolari ma ricordo che incontrandolo, arrivati da poco a San Vittore, subito disse a mio padre: ‘Alberto, per fortuna che siete stati arrestati adesso e non prima perché fino a poco tempo fa il comandante tedesco del carcere era molto peggio di quello che c’è adesso e molte volte ci ha obbligato a leccare le latrine’. Io che ero abituata a un mondo che ritenevo normale, quel giorno del 1944 questa cosa mi è rimasta impressa, e anche se ora di anni ne ho 91 e allora ne avevo 13, mi vedo ancora Ermanno Fontanella, di cui si poserà la pietra il primo marzo, che diceva ‘Siete stati fortunati ad arrivare adesso’. Poi siamo stati deportati tutti".

Parole che arrivano direttametne al cuore quelle pronunciate dalla senatrice Segre, presidente del Comitato milanese “Pietre di Inciampo“. Ed è giusto ricordare certo il numero ma tanto più le storie di questi uomini e donne che non hanno fatto più ritorno nelle "loro tiepide case", deportati perchè oppositori politici o per la semplice "colpa di esser nati ebrei". Come appunto Fontanella.

Esercita la professione di avvocato. Dopo l’8 settembre 1943 fugge da Milano e trova rifugio presso la famiglia Baghetti, industriali milanesi, nella villa a Oltre il Colle, un piccolo Comune in provincia di Bergamo. Viene trovato in seguito ad una soffiata, il 22 ottobre 1943. I soldati della Gestapo, con l’aiuto della milizia fascista del posto, lo catturano e lo picchiano, dopodiché lo portano a Milano e lo rinchiudononel carcere di San Vittore. Dove appunto incontra Liliana Segre e il papà Alberto.

Da San Vittore viene trasferito a Fossoli sino allo smantellamento di quel campo. Il 2 agosto 1944 da Verona viene deportato ad Auschwitz dove arriva il 6 agosto. Insieme ad altri 84 uomini supera la prima selezione. Muore il 19 gennaio 1945 durante l’evacuazione del campo.

O ancora. Ettore Barzini (la Pietra sarà posata in piazza Castello), deportato politico. Dopo l’8 settembre intensifica la sua attività di resistente a Milano collaborando fianco a fianco con Gasparotto e con lui viene arrestato l’11 dicembre del ’43, rinchiuso a San Vittore. Il 27 aprile del 1944 partirà dal Binario 21 della Stazione Centrale, deportato al Campo di transito di Fossoli. Da qui poi trasferito a Bolzano ed infine il nell’agosto del ’44 deportato a Mauthausen, trasferito a Gusen e quindi a Melk dove muore il 13 marzo 1945.

Per il secondo anno il racconto in digitale delle Pietre d’Inciampo è stato affidato a 48 studenti del Master IED, che hanno ricostruito la storia dei deportati nei campi di concentramento per raccontarla attraverso Carousel Instagram.

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