L’appello del sindacalista Sarti "Esami sierologici in fabbrica E lo Stato copra parte dei costi"

Adesso il malato da salvare è l’economia. Secondo il sindacato però c’è il modo di tutelarla senza mettere a repentaglio la salute: "La soluzione del rebus sono i test sierologici in azienda, altrimenti le fabbriche rischiano di trasformarsi in nuovi focolai. L’emergenza non è finita". Vittorio Sarti, segretario generale della Uilm-Uil Milano Monza e Brianza lancia l’allarme: "Si parla tanto di pericolo movida, ma si sottovaluta il tragitto casa-lavoro. Se le aziende dovessero riaprire in blocco – e succederà – il percorso per arrivare in reparto o in ufficio sarà uno dei pericoli più seri della Fase 2". "La verità è che oggi pochissime società stanno sottoponendo i dipendenti alla ricerca delle memorie immunitarie e invece è l’unica strada per tracciare il contagio e isolare chi rischia di essere veicolo della malattia – aggiunge il segretario -. Solo così si mettono gli operai al riparo dall’infezione. Agrati, la storica bulloneria con una sede a Trezzo, ha avviato uno screening a tappeto per monitorare lo stato di salute del personale. Risultato: zero positivi. Una bella garanzia per i dipendenti e le loro famiglie. E’ un modello al quale dovrebbero rifarsi tutti e che lo Stato dovrebbe sostenere".

Uno dei nodi da sciogliere riguarda proprio i costi. "Sono esborsi non indifferenti, se il governo contribuisse alle spese, come è giusto che sia, sono sicuro che le imprese interessate si moltiplicherebbero". L’investimento necessario taglia fuori l’indotto, le dittarelle a conduzione familiare con una manciata di addetti che "non solo escludono a priori per mancanza di organizzazione e risorse la possibilità della ricerca sierologica, ma a non riescono neanche a trovare dispositivi base come i guanti monouso. Se la penuria di mascherine sembra volgere al termine – ricorda Sarti– quella sulle altre barriere è tutt’altro che risolta. E’ chiaro che in questa condizioni gli operai sono molto più esposti al virus". Il quadro generale è preoccupante. "Al lavoro adesso c’è la produzione, mancano tutti gli impiegati, ma quando la ripresa sarà completa senza strumenti di prevenzione rischieremo grosso. E non ci possiamo permettere un altro lockdown".

Barbara Calderola

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