Morte di Imane Fadil, senza sepoltura da cinque mesi: manca il nulla osta

Malgrado indiscrezioni non è ancora stata depositata la consulenza sulle cause del decesso

Imane Fadil

Imane Fadil

Milano, 24 luglio  2019 - Sono quasi cinque mesi che i familiari di Imane Fadil, una delle testimoni 'chiave' del caso Ruby deceduta il primo marzo all'Humanitas di Rozzano, attendono di darle sepoltura. Mentre non è ancora avvenuto il deposito della relazione finale del pool di medici legali dopo i complessi accertamenti autoptici, non è stato dato nemmeno il nulla osta alla restituzione della salma alla famiglia.

Nel frattempo, nelle scorse settimane sono comunque uscite una serie di indiscrezioni sugli accertamenti dei medici e si è saputo che sarebbe stata esclusa l'ipotesi dell'avvelenamento doloso e che si propende per una morte per cause naturali. Anche se poi in Procura hanno subito chiarito che gli esiti finali dell'autopsia non sono stati ancora depositati, cosa che di fatto non è avvenuta nemmeno in questi giorni. In Procura, già il 10 luglio a seguito delle indiscrezioni, avevano precisato che la relazione (gli esami autoptici sono iniziati il 26 marzo) non era stata ancora depositata ai magistrati, nell'inchiesta aperta per omicidio volontario dall'aggiunto Siciliano e dai pm Gaglio e Pavan, e che il pool di medici legali, guidato da Cristina Cattaneo, era ancora al lavoro per chiarire "punti controversi". 

L'ultima proroga concessa ai consulenti dai pm è scaduta lo scorso 26 giugno e ancora oggi, dopo quasi un mese, si è in attesa del deposito della relazione. Era stato nominato, tra l'altro, anche un altro esperto, Francesco Scaglione, professore di Farmacologia e tossicologo, per le analisi sull'alta percentuale di metalli trovata nel sangue. Il quesito, a cui gli esperti sono stati chiamati a rispondere dalla Procura, prendeva in considerazione ogni aspetto, dall'avvelenamento per intossicazione da metalli fino alla morte per malattia (si è ipotizzata una forma rarissima di aplasia midollare). Gli accertamenti sul cadavere della giovane erano iniziati solo dopo che esami più approfonditi avevano escluso la presenza di radioattività negli organi della modella, radiazioni che erano state, invece, rilevate in analisi sulle urine e sul sangue. La famiglia di Imane, dunque, con i legali Mirko Mazzali e Nicola Quatrano, è in attesa da mesi di conoscere le cause della morte della modella e non ha potuto ancora darle una degna sepoltura.

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